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venerdì 18 marzo 2016

Ritorno nelle terre dimenticate. -6 ore


Aspettando il volo, finalmente si torna a casa. Per una serie di motivi assurdi mi ritrovo ad aspettare un volo da Hannover per Francoforte. A Francoforte ci ero passato nel 2006. Ci avevo fatto scalo nel 2012 per rivedere Kat, l'amica americana (poi dopo Roma e Francoforte la rividi a Madrid). Ora sto solo aspettando l'imbarco, con la preghiera non mi perdano il bagaglio (please, non può finire così!).  Monaco finisce da Francoforte.

E' finita. Ora sembra tutto facile, ma sono state settimane pesanti. Oggettivamente pesanti. Poi tra 3 mesi sembrerà tutto semplice: ogni cosa vissuta e competa perde di complessità e difficoltà.
I primi giorni giravo per Monaco come fossi un fantasma (guai ad incrociare sguardi), poi mi son rintanato tra lavoro, Netflix, kebab, Indagini ad alta quota, cose da fare.
Non ho toccato una birra che fosse una se non in compagnia (quindi 3 con colleghi, 3 con sorella, 3 con lei), è stata la mia personale penitenza. Arrivando qui non sapevo cosa aspettarmi, se non 33 lunghissimi giorni, solo, e senza voglia. Lascio questo orribile hotel, lascio finalmente la dannata Müllerstraße (Siete in Müllerstraße, non siete contenti? No.), lascio la fermata Sendlinger Tor. Dopo 6 anni sono finito di nuovo a lavorare nello stesso paesino sulla S3, assurdo. Lascio pure quelle.

Tra 4 ore a Fiumicino, tra 5 a casa, il cane, il letto, Pavlov, la mia piantina, i cd. I cazzi assurdi del lavoro in Italia mi aspettano, ma almeno quando mi sveglierò agitato nella notte ritroverò contro chi dormire.

Le terre dimenticate tornano ad essere tali.


mercoledì 16 marzo 2016

Ritorno nelle terre dimenticate. -2



Dopo qualche mattina avevano iniziato a farci caso. In attesa della S1 o S2, a lato della banchina, c'era questa coppia (no, quella della foto che ho messo), che si abbracciava, probabilmente prima di lasciarsi per la giornata. O forse stavano insieme a Monaco per poco tempo: lui a breve sarebbe dovuto partire per un altro paese*, quindi ogni attimo insieme era importante, non c'era tempo per la routine. O forse erano solo amanti, prigionieri di altre esistenze, di altre coppie, di vite che non erano la loro, e quindi era inaccettabile dovessero separarsi.

Li vedevo sempre lì, verso le 8:37, probabilmente ad ogni treno che arrivava si dicevano Ok prendo il prossimo rimandando così il momento dell'abbandono e della solitudine. I primi minuti ancora un po' adrenalitici e pieni di sentimento sarebbero stati facili, poi man mano che la ubahn avesse raggiunto le stazioni più lontana e avessero poi preso la sbahn tutto sarebbe diventato improvvisamente nero, senza speranza, una malattia terminale che non si accontenta di aspettare placida il giorno del giudizio, ma avanza, senza sosta, incurante del dolore.

Lei lo guardava come lui fosse l'unico che l'avesse mai capita (quasi come se tutte le volte che fosse andata a letto con un altro**  fosse stata una finzione, persino quelle in cui si era divertita), a volte restavano 5 secondi così, fissi, senza dire o fare o nulla. Come se sapessero ogni azione fosse totalmente inutile, perché a breve ci sarebbe stato un assurdo bombardamento che avrebbe spazzato via l'intera stazione e mezza città: a che pro dannarsi tanti?

Poi probabilmente all'ennesima metropolitana lui sarebbe andato via, schiacciato dal peso di responsabilità a cui non era interessato, ma che socialmente aveva dovuto accettare.

Il giorno dopo li avrei trovati sempre lì, contro un altro muro, ma con gli stessi sguardi e gli stessi desideri. Io tra 2 giorni tornavo a casa.

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* Stava avanzando con la carriera e la sua azienda aveva deciso di mandarlo a fare un aggiornamento negli Stati Uniti. Ci sarebbe dovuto rimane per 9 mesi (il VISA era già pronto), potendo tornare solo una volta per una settimana. Certo erano una coppia affiatata (stavano insieme da 14 mesi), ma sarebbe stata la prima separazione così lunga. Lei capiva che lui doveva andare, ma viveva la cosa come fosse un piccolo tradimento segreto. Doveva andare, ma doveva anche stare con lei.

** Aveva avuto la sua prima esperienza sessuale a 16 anni con uno del suo liceo, di 1 anno più grande. Sul momento pensava la cosa non fosse andata male (in effetti non era stato un disastro), ma poi con gli anni aveva maturato un senso globale di insoddisfazione rispetto a quella notte e a quei fatti, come se tutto sommato si fosse prestata a ciò che l'ambiente si aspettava da lei. Come se avesse fatto qualcosa per soddisfare l'immagine che voleva avere di sé, senza però che lo volesse davvero.

lunedì 14 marzo 2016

Ritorno nelle terre dimenticate. -4


Ok, ultimi 100 metri. Stiamo finendo. L'ultimo linea retta e ce ne andiamo (parlare al plurale ha un ché di drammatico eh?), Sabato ho rivisto la mia amica ukraina dopo 6 anni (era uguale a come l'avevo lasciata, persino più carina): sembra che tutti siano ancora qui a Monaco. 
Beh, nel complesso è stato divertente, mi ha ricordato di come il 2010 passato qui avesse anche cose divertenti (Johanna, la nostra insegnante, così carina e gentile [le regalai un libro alla fine del corso, non ricordo nemmeno più quale e mi son sempre pentito di non aver scambiato la mia email con lei]), insomma siamo stati 3 ore a parlare (alla fine sarà l'unica persona di Monaco 2010 ad avere avuto un ruolo in Monaco 2016, insieme a mia sorella) poi è andata via. Forse ci rivedremo tra altri 5 anni. Forse no. E' sempre strano quando saluti una persona e ti chiedi, intimamente, se la rivedrai ancora in vita. Mi capita spesso. Perché realisticamente potresti.
Tipo quando me ne andai da Monaco nel 2010 (ho scritto qualcosa su quella sera, Il Valzer degli addii?), guardai la persona che stava con me (intendo fisicamente in quel momento) ed ero certo ci saremmo rivisti, riparlati, avremmo discusso ancora, magari persino riso e ricordato qualcosa di divertente (avevamo avuto qualche episodio davvero divertente? Con il tempo il cervello ha cancellato tutto, lentamente ed implacabilmente). Era l'ottimismo della disperazione, quando non hai nulla di concreto a cui appigliarti e allora inventi scenari positivi, tanto per darti un po' di sollievo. Poi invece la storia fece il suo corso, la forza di volontà un giorno tornò (una sera Settembre e una a Dicembre 2010 e una a Gennaio 2012 in cui mi dissi che no, era tempo di cimitero e basta) le persone vennero sepolte insieme alle loro cose, come fossero vergogne da nascondere. 
Faccio lo stesso per i posti. Anche ora, forse tornerò a Monaco tra qualche mese, anno (ora sarà più facile: il Vaso di Pandora è stato reincollato: fa schifo, ma almeno non cade in pezzi, nuove memorie son state costruite nelle terre dimenticate), forse ci tornerò, ma di certo in alcuni posti non ripasserò. Un po' senza volerlo, un po' per preciso ordine del cervello (già in questo mese ho evitato posti che non mi dicevano nulla e che oramai non aveva senso visitare).

Insomma Kate era ancora a Monaco, e sembrava star bene, sorrideva e rideva ad ogni stronzata che dicevo (nelle sue memorie son certo di essere un personaggio strano e positivo) ed io tutto sommato ero contento di aver chiuso l'ultimo we con un incontro del passato che portava con sé una certa soddisfazione leggera.

-4 

venerdì 11 marzo 2016

Ritorno nelle terre dimenticate. -7


Ultimo weekend a Monaco e alla fine unico che passerò da solo. Vabbè, domani vedo la mia vecchia amica (conoscenza, dai) ucraina. Alla fine sarà stato l'unico punto di contatto tra Monaco 2010 e Monaco 2016. Avevo pensato di farne a meno, ma dopotutto ogni tanto tocca pur mantenere vivi i legami. E poi, proprio rileggendo il blog mi son ricordato (avevo rimosso) che nei giorni tristi di Monaco 2010 tutto sommato mi era stata vicina e che il suo sorriso un po' stanco mi aveva pur aiutato (poco, comunque). E poi tornare qui senza fare proprio nulla connesso col passato sarebbe stato un po' troppo, come se fossi diventato un automa. E non lo sono, ancora (purtroppo?).

Mancano pochi giorni, qua c'è solo pressione per il lavoro (quello da fare in Germania, quello da fare in Italia: io nella prossima vita voglio solo avere una piccola libreria che vende bene, dove vengono belle ragazze e famiglie e dove alle 7 sera si beve un bicchiere di vino. Basta questo). Questo week end, eviterò con cura altro (poi per forza devi dire che ti farai un giro, le persone non accettato tu gli dica Voglio solo stare per i cazzi miei 48 ore [o meglio, sticazzi, dato che ho detto I'm gonna meet my ukranian friend and than just spend the whole weekend reading, watching movies and resting]), per poi iniziare (senza forze) gli ultimi giorni qui. Bisognerà far finta di ritoccare documenti, far finta di capire cose, far finta di essere interessati a tutto, far finta di star bene, far finta di non volere tornare a casa, far finta che ogni cosa conti. Una vita di finzioni, questo richiedono i tempi duri in cui viviamo (tono fintamente melodrammatico). Stasera però mi vedo Air Crash Investigation: puntata sul Brasile, tra l'altro.


Sto già pensando al fatto che venerdì notte sarà la prima volta dopo anni in cui sarò felice di vedere ROMA FIUMICINO. Poi, dopo 2 ore già farà tutto schifo di nuovo, ma sarà finalmente casa, il cane, i miei libri, lei, la mia bottiglia di vino e null'altro.
E sarà addio Monaco. 


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mercoledì 9 marzo 2016

Ritorno nelle terre dimenticate. -9



Mi sono abbastanza rotto le scatole. Sì, decisamente.
Dopodomani inizia l'ultima settimana e questo sarà quindi l'ultimo weekend qui. I migliori momenti sono stati le cene con mia sorella, il fine settimana passato in Italia, la visita di Pavlov, quindi sostanzialmente tutto ciò che non era connesso alla mia trasferta qui.
La penitenza sta quasi finendo (non proprio: ancora 9 cazzo lunghissimi giorni) e ora dopo ora l'unico sentimento che provo è legato alla voglia di tornare. Sono stanco di stare qui, stanco di questo ufficio, stanco dell'orrido posto dove dormo, stanco persino della Sbahn: voglio solo scappare da qui.

Ho in mente il cane sul letto che si fa accarezzare, la puntata di Better Call Sall, il sabato da passare a letto senza fare altro che ascoltare la radio e leggere. Ho in mente la cena da consumare in 2, in fretta, perché poi vogliamo vederci un film su Netflix. Ho ancora un paio di libri da leggere, ma mi manca la motivazione. Forse sabato prossimo passo a Zweig, per distrarmi. Di certo non metterò piedi fuori, e del resto spero non passare più per il centro in questi prossimi giorni.

Stanotte ho sognato mancassero 8 giorni, invece sono ancora 9. Sogno di stare un giorno di meno, a questo siamo arrivati. Quando mi sono svegliato e ho visto che oggi era solo il 9 Marzo e non il 10 ho provato una delusione cocente, adolescenziale, come quando tenevi davvero ad ogni piccola cosa.

Quasi ogni giorni nevica, o piove, non si vede un po' di sole che potrebbe giusto rallegrarti un po' la giornata. E' così, ogni tanto persino io apprezzo il sole, il calore, i colori. Per ora invece giro col mio cappotto, il berretto, la sciarpa, i guanti, gli scarponi: non mi riconoscerebbe nemmeno mia madre. Mi proteggo dal freddo, dal passato, dal presente. Sono diventato una persona ottimista: aspetto solo che arrivi il futuro, andandogli in contro camminando sempre più velocemente. 


L'obiettivo è solo uno: tornare. -9

domenica 6 marzo 2016

Ritorno nelle terre dimenticate. -12




Se Monaco per anni è stata solo la terra dimenticata piena sola di memorie da cancellare, e quando non cancellabili, tristi ed inutili, occorreva in questo ritorno provare a crearne di nuova ed orginali, che col tempo il cervello avrebbe privilegiato rispetto a quelle esistenti. O, più semplicemente, è bello mentre si è all'estero ricevere una visita, vedere che qualcuno si fa il viaggio solo per te, per passare 3 serate in tua compagnia.

Quindi la stanzadimmerda (in questo posto orribile in cui mi avevano sbattuto una stanza valeva l'altra: in 6 anni mi ero creato una professionalità, avevo gestito progetti, avevo ottenuto un buon contratto e un buono stipendio, le trasferte di solito erano in bei posti ed in buoni alberghi, ma niente da fare: se finivi a Monaco ti ritrovavi sempre in postacci e senza una lira: era una città maledetta per me), insomma, la stanzadimmerda lo era un po' meno (giusto un po': rimaneva sempre un posto squallido), e quando arrivava la notte diventava un piacere uscire per cenare (il pub australiano, il primo posto in cui ero stato a Monaco del 2010, in cui era stato con mia sorella sempre nel 2010 ed in cui ero tornato nel 2016, sempre con mia sorella e ora anche con lei: certo ricordavo della prima volta in cui c'ero stato con a., [c'era anche una mia foto con un bel maglione viola, chissà che fine ha fatto, il maglione] o di quando c'eravamo andati a giocare a domino, ma erano ricordi che stavo lentamente espellendo, ora avrei ricordato più facilmente del fishrman basket con lei o dell'enorme panino con birrone che m'ero fatto venerdì sera), dopo cena diventava quasi normale tornare a casa, vedere un episodio di Boris (dai, dai, dai!) e dividere un cuscino ed una coperta in due (faceva un po' freddo a tratti, mentre in alcuni momenti si crepava di caldo, forse era un effetto della doppia birra).

Girare al mattino per visitare un cazzo di castello (c'ero già stato? forse), prendere insieme S-Bahn e U-Bahn, correre per non perdere le coincidenze, beccarsi la pioggia insieme, e vedere che tutto sommato, anche in questa città si poteva pur sorridere, ogni tanto.

L'aeroporto, certo, come in ogni cliché che si rispetti era sempre un luogo destinato a portare con sé solo rammarico e nostalgia, e anche questa volta non ci sarebbe stata eccezione. Vederla sfilare via ai controlli per la sicurezza era stato il solito pugno che Monaco m'aveva dato. Tutto sommato però, se non con la classe di Marciano, l'avevo incassato. Non fa male m'ero detto, manca poco.

-12

giovedì 3 marzo 2016

Ritorno nelle terre dimenticate. -15

I malumori, gli stati di nervosismo e tristezza sono sempre connessi a quello che mi ruota intorno. Stare lontano da casa in sé è già pesante, ma avrei potuto anche sopportare il tutto meglio. Poi però: devi lavorare anche per le faccende ordinarie, i signori che vivono a casa tua lasciando l'appartamento e devi gestire la nuova inquilina, la stanza che ti hanno dato qui è tipo orribile, internet va una merda, il cane sta male, gli zombie tirano fuori le braccia dalle tombe. Troppo.

Poi ieri improvvisamente ti dici che forse basterebbe una vpn. La paghi 10€ per un mese e la sera finalmente torni a rivedere cose che ti interessano. Quella serie che avevi lasciato in sospeso (Dai dai dai), torni a vedere il campionato inglese. Ranieri, l'ometto tanto bistrattato (troppo poco cool, troppo poco cafone, troppo elegante, purtroppo un po' perdente) era sempre più vicino a vincere la PL con una squadra da zona retrocessione. A Point is being made.
E se ce la stava facendo Ranieri, potevo riuscirci anche io.

La prima volta che ero venuto a Monaco non si parlava di VNP, ma già avere internet era tanto. I bisogni si muovono di pari passo al benessere materiale e alla stabilità emotiva? Mi ricordo giornate a leggere al parco, mi bastava la bicicletta e un buon libro (no, non è vero: non ero affatto sereno).
Ora la vpn dovrà arginare la smania di tornare a casa per i prossimi giorni. Per oggi sono bastati 10 euro tirati fuori da una vecchia carta credito. Vedremo domani.

-15



martedì 1 marzo 2016

Ritorno nelle terre dimenticate. -17


La mia penitenza a Monaco era di non bere mai, se non a cena fuori in compagnia. Niente birre in camera (avevo mai passato una notte in hotel senza berne una durante la serata? Forse secoli fa), niente birre in giro (non vado mai in giro quindi non c'è problema). Bere solo durante le uscite di lavoro (una, due birre), la visita di sorella & fidanzato (tre, ogni volta un Maß. O una? Che genere era? Rimosso.)

Niente birre e cene triste, se non ero in compagnia. Un kebab, una insalata di patate, un brezel, un felafel (E morì con un felafel in mano, che nel titolo aveva quel film, regista svedese mi pare, ora che ci penso durante Monaco I una mia conoscente svedese mi fece vedere un altro film dello stesso regista, ma ho rimosso, anche questo), cene frugali, mai spendere più di 7-8€ al giorno. Vivere questi 33 giorni come fossero una lunga penitenza.

Durante questi giorni avrò acceso 4 volte la televisione. Avrei visto la Roma, ma ovviamente non c'è. Quindi mi risparmio programmi inutili, film che ho già visto, la sforzo di capire il tedesco (qualcosa però ancora lo ricordo). Il giorno si lavora, la sera (considerando che per me 'la sera' inizia alle 5, anche a Roma) si sta giusto a letto, a leggere, twittare, riflettere. Vedere le tende sporche della mia stanza riflettendo che manca un giorno in meno al ritorno. Un altro fottuto giorno di meno.

Durante la settimana non lascio praticamente mai, se non per andare in ufficio, la strada dove c'è l'albergo. Non ho voglia di vedere colori e locali. Fondamentalmente il mio equilibrio si trova tra 4 mura, pensando al cane (perde i colori anche lei), pavlov, il letto di casa mia, un viaggio passato, la prossima puntata di Better Call Sall (ho scoperto che c'è una puntata della 5a stagione di Homeland che si chiama Better Call Saul, funny è?).

-17 stiamo a metà.

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