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giovedì 28 febbraio 2019

Come Google Flight assunse il ruolo del peperoncino



L'obiettivo di alcune giornate è diventato andare su Google Flight e cercare voli, immaginare itinerari, confrontare prezzi, valutare orari e logistica. Dalla classica Parigi, al ritorno a Berlino (3 volte), dalla Romania (mai stato, assurdo) a viaggi infattibil in Nuova Zelanda, passando per Wimbledon (ci torno?) o Vienna. Monaco manco la guardo perché sto sempre lì (no dai: ogni volta che posso non ci vado). E' sempre emozionante trovare un'offerta, sempre frustrante rimandare, sempre esaltante cliccare su ACQUISTA VOLO, pensare al libro da acquistare (bisogna sempre leggere un libro ambientato nel paese in cui si va), chiedere 1 giorno di ferie per andare (sempre nel week end, il dramma del middle class worker). Sfugge un fine preciso, rimane sempre il rimpianto Ah se fosse esistito 15 anni fa, quando ero giovane, Ah se ci avessi pensato quando non lavoravo, Ah se avessi avuto i soldi quando non avevo soldi, Ah se avessi avuto tempo quando non ne avevo, Ah se avessi potuto viaggiare con donne a caso quando potevo, Ah se tutto non fosse così facile e quindi frustrante quando non viene fatto.

Cosa rimane dei mancati click, dei soldi restati nell'account paypal, di quei QR Code mai emessi, di quei Google Doc mai creati e quei libri mai letti? Un rimpiante silenzioso anche in questo caso, la mancata possibilità di qualcosa, fosse anche solo un maledetot Kebab a 3€ e una birra in un anonima stanza d'hotel dove c'erano canali francesi e una coperta abbastanza calda.


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