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giovedì 29 agosto 2019



L'altra mattina mi son svegliato un po' perplesso, poi mi sono ricordato: durante la notte avevo sognato di A. Non mi capitava da anni (forse sarà il fatto che quella sera avevo bevuto solo un bicchiere di vino e la mente avesse bisogno di un qualche tipo di svago.)
Bon, insomma due giorni dopo mi son messo ad ascoltare le vecchie canzoni brasiliane che mi piaceva sentire quando ero lì o comunque stavo con lei, musica sertanejo. Le ascoltavo in maniera divertita, ironica, pedagogica (capivo quasi tutte le parole!), e mi ricordo che una volta risi terribilmente della sua intelligenza quando mi prese in giro (per una volta bonariamente) sul fatto ascoltassi quella che chiamava MUSICA DO CORNO, insomma le canzoni dei disperati che tengono le corna (chissà se le tenevo? Sì, dai probabile). 

Ora mentre scrivo ne ho messo un'altra e mi viene da ridere amaro mentre sento

Ela tem o dom de me fazer chorar

Fa ridere no? No, davvero, non sto piangendo, mi fa davvero sorridere, come dicevo questa canzoni hanno una portata ironica incredibile per la loro ingenuità. Però a distanza di 10 anni ancora mi piacciono, con quell'ottimismo volontario di chi sta conoscendo una nuova lingua, un nuovo paese, una nuova persona. Mi ricordano, in effetti, quanto fossi appassionato ed ingenuo nei confronti di quel che doveva venire: ho avuto l'opportunità di tornare ad avere 12 anni malgrado ne avessi già 27, ai tempi.

Insomma l'altra mattina mi sono svegliato, poi ho preso la bici, ho pedalato (i sogni del ciclista urbano) sono andato a lavorare, la caramella per la gola, il bonifico da fare, il progetto da seguire, l'UX, la CX, la palette dei colori, i pomodori da ricomprare, la cena da pensare e mi son dimenticato di aver fatto il sogno.
Non ricordo nemmeno cosa facesse A. ne come fosse: del resto prima pensavo che non la vedo da..9 anni! Proprio non la vedo, non la sento, non ho idea di come sia diventata, il rifiuto prima ostinato, poi annoiato mi ha permesso di vivere con il brivido del non sapere. Insomma, tornando al sogno, poi mi son venuti in mente ricordi qua e là sulla padaria (boh si scrive così?), sul camioncino dei panini, sul centro commerciale dove la gente voleva avere le case, sui film al cinema, sul bus privato dove pagavi 2 reais, sulla camera verde dell'hotel: che spreco ho pensato, che spreco di energie allora e che spreco di ricordi adesso, morti lì, da non poter più condividere o semplicemente tirare fuori ogni tanto. Che spreco.

Ho finito, ora c'è Cuida de mim, spengo youtube e torno a lavorare.

mercoledì 20 marzo 2019

Come Instagram sfiduciato nei confronti del mondo


Una sera ero ad un concerto: cantautore che era di sinistra, ambiente che era di sinistra, gente che era di sinistra (io in realtà avrei voluto vedere la Roma, ma non si poteva). Fortuna che almeno il concerto si teneva in un teatro e quindi poteva sare seduti (ero già vecchio e già non sopportavo quella orrenda gazzarra tutti in piedi).

Insomma mi ciucciavo tranquillamente l'intero concerto contando le canzoni che mancavano (neanche troppo male, durata meno di due ore, pochi pezzi fuori scaletta: certo non stavo vedendo la Roma) e verso la fine partivano le due o tre canzoni più famose del famoso cantautore che di sinistra e che piacciono tanto alle persone che erano di sinistra (bei pezzi tra l'altro, d'amore).

Si alzanavo ed uscivano dai propri posti una madre, 50enne che probabilmente non trombava da anni, e la figlia 19-20enne, che probabilmente non trombava da 2 ore, e cominciavano a cantare la canzone, abbracciandosi. Fin qui OK, potevo tollerare.
Dopo essersi alzate ed aver iniziato a cantare ed aver iniziato ad ondeggiare come due salsicce decidevano che non bastava e prendevano in mano il cellulare. OK.

Immaginavo volessero fare una foto, un orribile selfie di merda e OK potevo tollerare questa volgarità, la madre vuol immortalare questo momento con la figlia, mentre il padre si fa i cazzi suoi. Ma non basta: iniziavano una DIRETTA INSTAGRAM. Si riprendevano mentre stavano cantando il pezzo del  cantautore che era di sinistra. Si riprendevano per 2 minuti e in quel momento capivo chi  nella vita improvvisamente usciva fuori di testa e poteva tirare fuori un machete e radere al suolo qualche sedile.

Nella mia vita avevo assistito a scena orribili, solitamente io ne ero il protagonista, ma una cosa così volgare non la vedevo da anni.

Intanto la Roma aveva perso. Ero vecchio.

giovedì 28 febbraio 2019

Come Google Flight assunse il ruolo del peperoncino



L'obiettivo di alcune giornate è diventato andare su Google Flight e cercare voli, immaginare itinerari, confrontare prezzi, valutare orari e logistica. Dalla classica Parigi, al ritorno a Berlino (3 volte), dalla Romania (mai stato, assurdo) a viaggi infattibil in Nuova Zelanda, passando per Wimbledon (ci torno?) o Vienna. Monaco manco la guardo perché sto sempre lì (no dai: ogni volta che posso non ci vado). E' sempre emozionante trovare un'offerta, sempre frustrante rimandare, sempre esaltante cliccare su ACQUISTA VOLO, pensare al libro da acquistare (bisogna sempre leggere un libro ambientato nel paese in cui si va), chiedere 1 giorno di ferie per andare (sempre nel week end, il dramma del middle class worker). Sfugge un fine preciso, rimane sempre il rimpianto Ah se fosse esistito 15 anni fa, quando ero giovane, Ah se ci avessi pensato quando non lavoravo, Ah se avessi avuto i soldi quando non avevo soldi, Ah se avessi avuto tempo quando non ne avevo, Ah se avessi potuto viaggiare con donne a caso quando potevo, Ah se tutto non fosse così facile e quindi frustrante quando non viene fatto.

Cosa rimane dei mancati click, dei soldi restati nell'account paypal, di quei QR Code mai emessi, di quei Google Doc mai creati e quei libri mai letti? Un rimpiante silenzioso anche in questo caso, la mancata possibilità di qualcosa, fosse anche solo un maledetot Kebab a 3€ e una birra in un anonima stanza d'hotel dove c'erano canali francesi e una coperta abbastanza calda.


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