Riuniti in conclave, i cardinali eleggono a sorpresa monsignor Melville. Dopo alcune esitazioni, egli accetta la nomina. Ma al momento di benedire la folla, i nervi, crollano.
Può un film sul Papa non avere niente a che vedere con la chiesa e la fede? Sì, e Moretti lo dimostra con il suo bel Habemus Papam. Il crollo di Melville non è dettato dalla mancanza di fede ( "ha problemi con la fede?") o dai dubbi religiosi, ma dalla consapevolezza della propria limitatezza umana. Dall'essere conscio di non poter assolvere ai compiti a lui demandati. Moretti gioca infatti sul peso che le altrui aspettative hanno nella vita di chi è costretto a guidare il gregge ("forse sono fatto più per essere condotto che per condurre"), sul peso del potere nelle vite umane, sulla responsabilità e la relativa fuga. Ma lo fa girando un film leggero, compatto, a tratti comico (impagabile alcuni siparietti tra il Moretti psicologo ["sono il migliore, me lo dicono tutti"] ed i cardinali), e mai banale.
Attori pressoché perfetti, Piccoli impagabile, musiche discrete. E Margherita Buy che non fa l'isterica: meglio di così!
Voto: 7
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