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giovedì 24 marzo 2011

The Fighter



Micky Ward è un  pugile che vive nell'ombra del mito di suo fratello Dickie, ex pugile, tossicodipendente e suo allenatore. Dovrà trovare il giusto distacco per potersi finalmente affermare, in ogni campo.

Il cinema è pieno di film sulla boxe, di solito abbastanza riusciti. Anche in questo caso, la pellicola di David Russell, conferma la regola. Certo non è Racing Bull, e forse non vale, sul piano dell'enfasi drammatica, Cindrella Man, ma il film è godibile e di qualità. Incentrato sul rapporto tra i due fratelli, entrambi fragili e destinati ad avere un senso proprio solo in virtù dell'esistenza dell'altro, il film mantiene sempre il ritmo abbastanza alto, senza mai calare di qualità. Non ha paura il regista nell'affrontare temi complessi come quello della famiglia, del riscatto, della voglia di non mollare. In particolar modo la famiglia Ward viene rappresentata senza fronzoli: madre oppressiva, padre premuroso e senza personalità, sorelle megere, fratello istrione e crackomane. Tutti, a modo loro lontani dalla realtà. Sì può essere oppressi e buttar via la propria vita (e la propria carriera) per il troppo amore ricevuto? Sì può soffocare, perdere i propri tratti distintivi, non riuscire ad emergere solo per l'affetto riposto in modo sbagliato da parte della propria famiglia? A quanto pare sì, finché non ci si decide a dare una sterzata.

La salvezza di Micky, allora, una volta incassata una umiliante quarta sconfitta consecutiva, e quando è vicino al ritiro, passa per Charlene (una viva ed intensa Amy Adams), barista tradita dalla vita, ma con (ancora) la voglia di mettersi in gioco.

Attori ottimi, ma una citazione d'obbligo va a Christian Bale che confeziona una delle sue più grandi interpretazioni: è davvero straordinario. Notevole anche come sia riuscito a modificare il proprio fisico, fino a farlo aderire in modo totale al tossico fallito, dipendente dal crack. Buona anche la colonna sonora, e l'ambiente della città di provincia americana.

L'happy end trionfale, tradisce leggermente lo spirito libero e senza manicheismi della pellicola: è un peccato.

Voto: 7/10

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