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domenica 13 marzo 2011

I fiori di Kirkuk



Quando l'amico Saddam, nel 1988 era ancora ben saldo al potere, e grande amico degli americani (e degli europei: il compagno Fini andò persino a trovarlo), si divertiva, nella pause della guerra con l'Iran, a gassare col nervino i curdi. Najla, giovane irachena che studia in Italia, torna a Kirkuk alla ricerca del suo fidanzato (curdo) Sherko scomparso qualche settimana precedente.

Film d'amore, film storico, film sociale, film documentario. E' tante cose insieme la pellicola di Kamkari, ed ogni compito viene assolto con bravura e qualità. Nel raccontare il ritorno di Najla in Iraq, il regista mostra come le strutture sociali siano pesantemente arretrate (l'Italia, in confronto viene mostrata come modello di sviluppo!), e come la bella, coraggiosa e determinata protagonista si ritrovi schiacciata dal maschilismo becero della sua famiglia. Najla non ha diritto, come il Kurdistan, all'autodeterminazione, e deve sottostare alle regole violente del più forte. Alle regole del potere costituito. Ma non si da per vinta, lottando, in nome dell'amore, dell'umanitarismo, della filantropia, contro la propria famiglia, ed il proprio paese. La sua tenacia nel voler salvare Sherko è ammirevole, spontanea e "femminile". Sembra quasi dirci, il regista, che di alcuni atti eroici, di certa perserveranza, solo le donne son capaci. E forse, è vero.
Il film scorre bene, malgrado le tematiche forti (finalmente però, una pellicola sul massacro dei curdi), la sceneggiatura è robusta ed esaustiva (con alcune piccole incongruenze), gli attori ben diretti (e Najla, Morjana Alaoui, bellissima). In alcune scene si sente l'eco di Garage Olimpo, bellissimo film argentino sulla dittatura ed i dissidenti, sulla crudeltà umana senza ragione e limiti. Nel vedere infatti, come vengono trattati i curdi, vien da chiedersi come possa essere l'essere umano in grado di compiere atti tanto miseri, biechi, animali. La risposta, purtroppo, non c'è.

Peccato che il finale scivoli un po' nella retorica. Ma a volte, forse, è necessario.

Voto 7/10

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