I write stuff. I see movies. I'm used to think. I use to drink a lot. I try to be different. So i'm not an interesting person. So i'm not cool. I've lived in a lot of places, but i'm still home. This is not a blog. This is not a poem. There is no love, no passion and no hopes in my old and wounded vein. I won't trust in you, so: don't trust in me. La cambio o no, 'sta intro?
Non scrivo da tanto, da un'era precedente. A luglio 2021 ricordo una frustrazione divertente, piena di astio vitale. Non ci serve nulla, via, levatevi davanti per la mia rabbia enorme mi servono giganti. Ora invece siamo più appassiti, c'è più delusione, stanchezza. I corsi ed i ricorsi, gli eterni giri di qualcosa che non si è risolto, e che anzi quando è sembrato vicino ad un qualche tipo di improbabile svolta, è paggiorato. E così si affronteranno i prossimi giorni, le prossime settimane, i prossimi mesi: alla giornata, senza un piano che non sia quello di aspettare che cali una scure. Non si capisce un cazzo di quello che ho scritto, vero? E' vero, non si capisce nulla, a volte faccio fatica persino io a capirmi. Non come un maledetto pensatore 'ah nessuno mi capisce', quella merda lì da 17enne scemoinsomma, ma proprio come approccio razionale. Insomma, che tocca fare? Quali decisioni prendere, quali aspettare? Quali far prendere? A volte penso che forse sono troppo in balia del vento, poi mi ricordo che anche aspettare e tessera pazientemente una tela benefica è quello che distingue gli idioti dagli impiegati del catasto. Forse sono entrambi.
Per anni quando dovevo pensare al Male immaginavo Pinochet,
lo stadio di Santiago, i militari, le mani di Victor Jara. Pensavo al sorriso
crudele della dittatura, al cemento, alle botte. Pensavo a quegli anni in cui scrivevo la tesi (due vite fa, ai libri che leggevo sui massacri, ai film).
Da qualche tempo invece il Male si è trasfigurato nel volto
di Bolsonaro. Il male è l’omofobia con la quale insulta il deputato brasiliano omosessuale,
le parole con le quali mistifica una dittatura balorda, il modo di porsi
rispetto alle istituzioni politiche ed umane, quel ghigno di merda quando di
esprime, l’amore per le menzogna, per il raggiro del debole, la totale mancanza
di empatia verso le vittime dei suoi crimini rispetto alle Verità durante la
pandemia. Quando apro la Folha e leggo il suo nome segno quella piccola fitta
di disgusto nello stomaco, forse la associo ai miei ricordi delle settimane
passate lì (chi era presidente, o Gino?), forse la collego ai mali del
mondo, ai porci fascisti verdi italiani, a Orban, a qualsiasi cosa non sia
progressista ed empatica. O forse divento solo più vecchio, meno interessante,
più astioso verso i livorosi.
L'altra sera mentre sfogliavo la mia rivista di televisone e cultura cercando qualche spunto sono capitato su questo brevessimo trafiletto. Max & Mary. E' un film di animazione splendido di cui ho anche scritto sul blog una vita fa. E' sopratutto un film che mi sbloccato immediatamente ricordi passati, di quando vivevo in Germania umiliato e offeso. Mi è tornata in mente la stanza di Falknestrasse dove lo vidi, il disagio (è un film alla volta poetico ed estremamente crudo, spietato con i sentimenti) provato durante e dopo ed i toni mistici che assunse nei mesi ed anni successivi. Chissà che ne è stato di ogni memoria passata.
A volte mi chiedo come facessi ad essere così pesante. Non con altri (o almeno non troppo?), ma con me stesso. Perché prendessi tutto così con importanza, come se contasse davvero. Rileggo vecchie email e vedo le mie parole amare, deluse, precepisco la mia tristezza nelle mie risposte. Ripesco un thread e capisco perfettamente che sono deluso da qualcosa di totalmente idiota tipo una mancata uscita, una notte fuori saltata, una discusssione su qualcosa che allora sembrava importante. Mi capitasse ore sarebbe tutto un OK. WHATEVER, COME TE PARE, TBF I DON'T GIVE A FUCK, E A ME COSA INTERESSA? E' bello? Forse no. Forse è aumentato il cinismo con gli anni. Forse più che il cinismo la disilussione, la certezza di non poter sovvertire troppe cose ed il fatto di doverne accettare altre. Forse è giusto noia verso tutto ciò che non mi interessa davvero. Forse i miei centri di interesse si sono spostati, forse sono diventato troppo egocentrico, forse davvero credo che intorno vivano solo idioti, ma tutto sommato IT'S OK anche così. Forse dovrei tornare a pensare sia importante avere ragione (eppure è così bello aver sentito una volta 'Non c'è nulla di più volgare del voler ottenere ragione'). Forse ho solo capito che le uniche cose che contano solo quelle banali che piacciono a tutti: salute, bambini, soldi e che altro? Quando è morto Maradona sono rimasto shockato, mi sono sentito triste triste davvero, colpito, ferito. Per la morte di una persona incredibile, che comunque vedevo anche come patetica, triste. Eppure l'effetto è stato un colpo allo stomaco per giorni, settimane. Non ho pensato subito solo E QUINDI CHI CAZZO SE NE FREGA? In un certo senso mi sono sentito rinfrancato.
Tu dici, perché Maradona? Il cocainomane, il ricco, il violento, il kitsch, il volgare, l'uomo che ha avuto tutto dalla vita, il cafone, quello che ha disseminato figli, ne dimenticati altri, sempre oltre il limite del buonsenso e del buongusto.
Tu dici perché Maradona? Un calciatore (di squadre che non ti appartengono), senza istruzione, attorniato da persone talvolta orribili, talvolta criminali, con case a Dubai, servi ovunque e un corpo in disfacimento per la troppa pigrizia, per la debolezza, l'accidia.
Perché Maradona era Maradona, era Diego. E' il ragazzo imbarazzato che vuole solo giocare a pallone, è l'ometto che a 15 anni si carica sulle spalle una famiglia, a 20 una città, a 26 una nazione e via via fino a rappresentare la rivolta degli straccioni. Perché 'se Maradona fosse andato alla Juventus non avrebbe fatto questa fine'. Ma se Maradona fosse andato alla Juventus non sarebbe stato Maradona. Non sarebbe stato una leggenda vivente. Se non fosse finito aspirato dalla cocaina non sarebbe mai diventato quel dio laico e peccatore che è stato in vita. Non avrebbe detto al Papa di tirarli fuori lui i cazzo di soldi per i poveri.
Io Maradona l'ho amato, sempre, pur disprezzando quell'uomo anche e sopratutto patetico che era diventato nel corso degli anni, spezzato ogni giorno di più dal peso della vita, da quelle onde che non aveva più la forza di rimandare indietro. Io Maradona l'ho amato per le palle che aveva, per quel modo di essere un leader sempre, per quel modo di accettare la sua tremenda fallibilità, quella patetica mediocrità che probabilmente a tratti vedeva impadronirsi di lui. Io Maradona l'ho amato perché non incolpava mai qualche compagno scarso per un passaggio sbagliato. Perché non pretendeva essere un modello, 'i modelli sono i genitori, non i calciatori'.
Io Maradona l'ho amato perché faceva una foto con tutti, con le puttane ed i santi perché giocava nel fango una inutile partita di beneficenza, perché se gli partivano i 5 minuti si rendeva ridicolo, perché non gliene fregava un cazzo di nessun establishment , perché mandava a cagare Bush, il Papa, Blatter perché lui, unico, poteva dire di avere davvero la gente dietro. Perché era stato eletto, per acclamazione.
Perché Maradona è stato Maradona, non è stato un calciatore, non è stato solo il più grande calciatore della storia del calcio (scusa Pele'), ma è stato un uomo che s'è fatto mito pur non avendone le forze e che ha dato speranza, sì incredibile, speranza a chi non aveva nulla, ha dato gioia.
Io Maradona l'ho amato perché è crollato via via sempre di più come un vinile che con gli anni suona sempre peggio malgrado le note siano state perfettamente incise, perché la morte dei suoi genitori l'ha distrutto, l'ha depresso, ha finito di annullarlo, perché s'è fatto seppellire con loro a dimostrazione che malgrado fosse Maradona alla fine l'unica cosa che voleva era stare con sua madre e suo padre. Che tutti i soldi, la gloria, la fama, le auto, gli investimenti fossero solo qualcosa avvenuto così, tanto per. Quello che contava era Mamma e Papà.
Io Maradona l'ho amato e quando è morto sono rimasto shockato, non avrei mai pensato di poter soffrire tanto per un calciatore, per uno sportivo, per qualcuno che non mi è nulla, che non mi rappresenta, che non corrisponde in nulla a quello che vorrei essere.
Sempre più annoiato dalle piccole meshcinità quotidiane - comprese le mie - dall'incapacità delle persone di adattarsi alle nuove regole del gioco, Le grand jeu a encore changé si direbbe per fare una citazione semichic (l'avete visto Le Bureau des Legendes? No? Fatelo), la perenne voglia di mettere sempre e solo le proprie certezze sul palcoscenico. Signori, c'è una pandemia, è normale avere paura, è normale non avere idee, è normale essere spaventati, è normale proteggersi. E invece i tristi destini umani sono affidati ad un superomismo sempre più annacquato, ad una volontà idiota di finta tranquillità, alla voglia di ascoltare l'orchestrina mentre tutto affonda. Non si tratta di urlare MORIREMO TUTTI, ma forse di essere in grado di farmarsi un attimo e di ricordarsi che non abbiamo nulla, non sappiamo nulla, a distanza di mesi è sempre più chiaro come l'uomo sia piccolo ed incapace di fronte alla grandezza della Storia, della Malattia. Parlo come un predicatore ottuso, è vero. Manca solo che invochi il castigo divino contro i peccatori ed i farisei ed il cerchio sarà chiuso. Invece non invoco un cazzo, vorrei solo le persone stessero zitte, in silenzio, a riflettere su chi non c'è più e su chi non ci sarà più. A breve, domani. E che i vostri cocktail di merda non sono la nostra priorirtà. O forse lo sono, e allora tutto è più chiaro, semplice, nitido.