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lunedì 17 gennaio 2011

Tropa de elite - Gli squadroni della morte



Nel 2009, avendo inziato a stare con A., e quindi inziando ad interessarmi di cultura brasiliana, decisi che mi sarei acclimatato al paese con libri e film. Naturale divenne quindi vedere Tropa de elite, uno dei maggior successi commerciali di sempre del cinema brasiliano.

In vista della prossima visita del Papa a Rio de Janeiro, viene deciso che è tempo di "bonificare" le favelas. Le operazioni sono gestite da un reparto speciale, il BOPE. Matis e Neto, poliziotti semplici, stanchi della corruzione, decidono di far domanda per entrarvi.

Anzitutto: è un bel film. Montato benissimo (quasi fosse un spot pubblicitario), confezionato perfettamente (musica azzeccata, fotografia interessante, sceneggiatura completa, ritmo incalzante), girato con un certo talento. Voce fuori campo accattivante e camera a mano nei momenti clou. Ha solo un grande difetto: è un film fascista. Sì, perché attraverso Matias assistiamo ad una conversione politica: da poliziotto progressista ed illuminato a violento repressore, di più: vendicatore. Certo il film offre spunti ed una buona analisi dello spaccato sociale delle favelas: chi le abita, perché giri la droga, chi le mantiene (i ricchi della società bene, tra gli altri), ma tutto l'impianto del film, suggerisce che alla fine, contro i ratti, i gatti debbano usare la forza. E non c'è spazio per processi o altre pratiche dello stato di diritto. Agire e reprimere subito. Senza passare per il tribunale.

Voto 7/10

Ps

Mentre ero ad Amsterdam (ultimo viaggio con A., agosto 2010) ricordo che ebbi una terribile discussione con la mia "amica" Linnea, la svedese brillante, stronza e spocchiosa. Secondo lei, se un film era fascista, non poteva essere un buon film. Io le risposi che un film poteva essere anche fascista ed avere però alcuni meriti artistici. La sua chiosa fu: "well, u're italian, so maybe fascist and fascism for u is such a good thing."
Mi rifiutai di risponderle.

Del resto: capiva un cazzo di cinema lei.

2 commenti:

  1. Un film, specie documentaristico, racconta la realtà per quanto cruda possa essere. Carandiru, allora? E Pixote, prima? Son tutti film di destra o è che, anche se il Paese è governato dalla sinistra, ci sono sempre comportamenti oltre il limite? Li ignoriamo? Edulcoriamo la realtà? Probabilmente l'amica svedese non capiva molto di cinema (altrimenti l'avrebbe conosciuto), ma anche tu dire che era un buon film fascista ...

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  2. Nello specifico l'aggettivo "fascista" per il film nasce, IMHO, non tanto da quel che racconta, ma piuttosto dalla giustificazione morale che fornisce al personaggio principale per la sua decisione finale: questa è la situazione, allora è giusto agire così.
    Questo modo di condurre la regia non ne inficia i meriti artistici (resta un buon film), ma ne fa un film complessivamente reazionario.
    Ad ogni modo la seconda parte è persino migliore della prima.

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