C'era questo libro di Richard Ford, ambientato tra New Jersey e le meravigliose, squallide e linde città di provincia americane. È un libro che insieme ti dà la voglia di vivere e suicidarti. Lo so, sembra una di quelle frasi idiote da liceale pre-sesso, pre-lavoro, pre-delusione (in effetti, lo è), ma è così. Ad ogni modo c'è questo libro, che è la seconda parte di una trilogia iniziata con Sportswiter. Se l'avete letta, bene. Altrimenti fatelo. Ad ogni modo.
C'era questo libro che stavo leggendo nel 2010. Vivevo in Germania, avevo altri film da vedere (avevo persino visto L'Eleganza del Riccio in tedesco), bevevo birra diversa (Falken.. qualcosa, costava tipo ,39c a bottiglia, più il vuoto. Non era granché, ma si poteva comunque mandare giù), giravo città e vie diverse (che poi erano anche migliori, più pulite, più carine, niente a che vedere con quella fogna a cielo aperto di Roma), avevo anche compagnie diverse e vecchie amicizie (una ragazza ucraina che ora studia architettura. E manco era bionda) che il tempo a dire il vero ha un po' cancellato. Ad ogni modo.
Lo stavo quindi leggendo in primavera. Ora, sono passati 3 anni e non mi ricordo tutto di preciso. Ma ho questa precisa immagine di me: io che mi sbatto tipo 12 km in bici (la bici faceva schifo, aveva i freni rotti, il cambio sfondato, e avevo dovuto riempire di scotch il manubrio, altrimenti saltava la catena, vabbè inutile spiegare), poi arrivo in un parco di Monaco. Mi butto sull'erba e leggo Il giorno dell'Indipendenza. Quello col misto di vita e suicidio e blabla e la cazzata che ho scritto prima. Quello col personaggio che è un ibrido tra due cose troppo strane e distinte tra di loro. Un eroe anonimo ed affascinante. Insomma, mi metto lì sull'erba, sdraiato e le leggo. Leggo. Leggo. Poi riprendo la bici, mi risbatto X KM e torno a casa (vabbè, dove vivevo: di fatto una stanzetta), esausto. Poi la sera sento lei, che mi tratta come una merda umana (c'ero un po' abituato: l'ho scritto solo per completezza di particolari, non per autocommiserazione: ognuno si fa trattare come merita), poi il giorno dopo mi pare che viene da me e mi molla. Una scena pietosa, io che le corro dietro mezzo (mezzo?) piangendo. Mi sa che salgo pure in SBahn senza biglietto. No, in realtà avevo l'abbonamento (costava 82€ al mese) a casa, ma nella foga non lo avevo preso, boh. L'avevo raggiunta dopo mi pare. lei aveva mangiato al Burger King. La sostanza era che io volevo crepare e lei mangiava, per rendere l'idea in modo rapido. L'odio rovina i ricordi. Alcuni. Ad ogni modo.
Poi non ricordo bene tutti i cazzi, comunque smetto di leggere il libro. Mi dico che è legato a quel giorno e quindi lo abbandono lì. Passa qualche settimana, io faccio la cazzata di uscire ancora un po' con la tipa (quando si è vulnerabili si fanno un sacco di cazzate, ma questo è inutile scriverlo) e riprendo Il giorno dell'Indipendenza. Devo fare mente locale perché non ricordo ogni particolare, quindi lo riprendo da 20-30 pagine prima rispetto a dove lo avevo mollato. Lui è divorziato, è un ex mancato brillante giornalista sportivo che ora fa l'agente immobiliare. Investe un po' di soldi in un bar, che è un ritrovo su una superstrada da provincia. Il paradiso. Ha questa vita normale. Che in realtà non lo è. Ad ogni modo.
Ad ogni modo mentre leggo Il giorno dell'Indipendenza per la seconda volta, lei mi ri-molla, stiamo ad inizio Settembre. Stavolta ho un barlume di lucidità, quindi dopo qualche altro pianto e momento patetico alzo i tacchi e ciao. Mi costa un po' perché mi tocca abbandonare la superiore civiltà tedesca, il corso di lingua, la piscina a 3€, la lingua portoghese, ma tant'è, si torna a Roma. Bene.
Vorrei scrivere qualche parola sul penoso viaggio di ritorno tra Verona, Bologna e la Stazione Termini, ma non credo aggiungerebbe molto. Stavolta però sono deciso a non riprendere mai in mano Il giorno dell'Indipendenza, è ufficiale quando lo leggo vengo mollato. Lo metto lì, nella mia libreria che ritrovo dopo 1 anno e lì lo lascio. Seminascosto, impilato tra un romanzo inglese ed uno svedese.
Poi dopo 2 anni lo ritiro fuori. Lo porto al mare con me. Leggo 5 pagine, non ricordavo più una mazza. Scopro che il protagonista del libro, Frank Bascombe ha fatto un viaggio passando per la mia (semi) sconosciuta città natale (che si trova a 12.000 Km da casa sua, nel New Jersey, per dire), viaggio al termine del quale viene più o meno mollato della sua giovane e bella amante.
E litigo per la prima volta con la mia tipa.
Non dico quella che ha sostituito l'altra, perché non sostituisco nessuno. Però quella che mi sta vicino. Quella con la quale mi addormento. Ma questo non riguarda lei, non direttamente: parliamo de Il giorno dell'Indipendenza. Insomma lo porto con me e litigo, o meglio: lei litiga con me, perché il sentimento del dissapore personale per la minuzia è poco radicato in me. Insomma: fottesega.
Quindi stavolta il maledetto libro lo nascondo. Lo lascio a pagina 220, 230, boh, lì, non lo finirò mai. Rinuncio. Rinuncio al peccato. Non saprò più nulla di Bascombe. di Ann Arbor e tutti i cazzi ed i mali della provincia americana. Amen.
Ma io a volte persevero. Non sempre. Ma random sì. Quindi prima di partire per Siviglia (la ragazza è sempre quella con la quale mi addormento e che mi fa gli occhi innamorati e stanchi mentre mi aspetta col cane alla fermata della metro) metto in valigia il libro. In aereo (quel cesso Ryanair) leggo. Leggo. Leggo. Manco stessi a 3 anni fa, nel parco di Monaco. Ed è bello il libro. Non mi ricorda tanto del passato se non una leggera sensazione di malessere di sottofondo. Ma in sottofondo veramente, non per dire, quindi me ne sbatto. Leggo. Arriviamo in hotel, usciamo, mangiamo, beviamo sangria, mi butto davanti alla Tv, e blabla. Ad ogni modo.
Vorrei scrivere qualche parola sul penoso viaggio di ritorno tra Verona, Bologna e la Stazione Termini, ma non credo aggiungerebbe molto. Stavolta però sono deciso a non riprendere mai in mano Il giorno dell'Indipendenza, è ufficiale quando lo leggo vengo mollato. Lo metto lì, nella mia libreria che ritrovo dopo 1 anno e lì lo lascio. Seminascosto, impilato tra un romanzo inglese ed uno svedese.
Poi dopo 2 anni lo ritiro fuori. Lo porto al mare con me. Leggo 5 pagine, non ricordavo più una mazza. Scopro che il protagonista del libro, Frank Bascombe ha fatto un viaggio passando per la mia (semi) sconosciuta città natale (che si trova a 12.000 Km da casa sua, nel New Jersey, per dire), viaggio al termine del quale viene più o meno mollato della sua giovane e bella amante.
E litigo per la prima volta con la mia tipa.
Non dico quella che ha sostituito l'altra, perché non sostituisco nessuno. Però quella che mi sta vicino. Quella con la quale mi addormento. Ma questo non riguarda lei, non direttamente: parliamo de Il giorno dell'Indipendenza. Insomma lo porto con me e litigo, o meglio: lei litiga con me, perché il sentimento del dissapore personale per la minuzia è poco radicato in me. Insomma: fottesega.
Quindi stavolta il maledetto libro lo nascondo. Lo lascio a pagina 220, 230, boh, lì, non lo finirò mai. Rinuncio. Rinuncio al peccato. Non saprò più nulla di Bascombe. di Ann Arbor e tutti i cazzi ed i mali della provincia americana. Amen.
Ma io a volte persevero. Non sempre. Ma random sì. Quindi prima di partire per Siviglia (la ragazza è sempre quella con la quale mi addormento e che mi fa gli occhi innamorati e stanchi mentre mi aspetta col cane alla fermata della metro) metto in valigia il libro. In aereo (quel cesso Ryanair) leggo. Leggo. Leggo. Manco stessi a 3 anni fa, nel parco di Monaco. Ed è bello il libro. Non mi ricorda tanto del passato se non una leggera sensazione di malessere di sottofondo. Ma in sottofondo veramente, non per dire, quindi me ne sbatto. Leggo. Arriviamo in hotel, usciamo, mangiamo, beviamo sangria, mi butto davanti alla Tv, e blabla. Ad ogni modo.
Ad ogni modo la mattina mi sveglio. Controllo le mail. È un casino perché il wifi non prende per un cazzo, e ci metto 5 minuti. Vedo un po' di roba, offerte di lavoro, programmazione cinema, madre, padre, twitter. Mentre sto accendendo avidamente la TV (la cosa più bella dei 2398 viaggi che ho fatto è sempre stata vedere la TV in hotel, no, scherzo. Boh), insomma mentre accendo e sto per vedere qualche grassa signora spagnola parlare dei suoi problemi coniugali, mentre Il giorno dell'Indipendenza è posato lì, sul comodino (il segnalibro è diventato il foglio di via di Monaco, per dire), mentre tutto va avanti, mentre gli aerei atterrano a Minneapolis, i treni arrivano a Praga e la ragazza cilena abortisce nel silenzio, vedo che c'è una mail. Una mail della prima tipa. Quella che non sento da boh, 3 anni. Insomma da tipo 4 giorni dopo che ero tornato da Monaco. Non lo apro e la lascio là.
Come un'altra che arrivò un paio di anni fa. Ammuffirà tra una ricevuta di Amazon e quella di qualche CV. Ma ogni modo arriva. Mi convinco sempre di più dei poteri magici ed esoterici (divini?) de Il giorno dell'Indipendenza. Solo che stavolta non lo abbandono. Continuo a leggere. Sabato o Domenica lo finisco. Sabato o Domenica chiudo il cerchio verso il giorno dell'indipendenza. E che cazzo, e tra qualche mese finisco pure la trilogia con Lo Stato delle Cose.
Il giorno dell'Indipendenza s'era fatto due vite. Ed alla fine era sopravvissuto. Un po' come la mia amata maglietta con la birra che fa LOADING, comprata nella vita precedente in un negozio brasiliano, diventata feticcio per mesi, poi nascosta nella Scatola del Dolore e poi ricomparsa ed adesso usata come pigiama. Sta bene con i boxer rossi. Anche lei ha attraversato due vite. Come me.
Il giorno dell'Indipendenza s'era fatto due vite. Ed alla fine era sopravvissuto. Un po' come la mia amata maglietta con la birra che fa LOADING, comprata nella vita precedente in un negozio brasiliano, diventata feticcio per mesi, poi nascosta nella Scatola del Dolore e poi ricomparsa ed adesso usata come pigiama. Sta bene con i boxer rossi. Anche lei ha attraversato due vite. Come me.
Ad ogni modo, Il giorno dell'Indipendenza sta vicino al mio letto. Ho messo quasi un'ora per scrivere il post.
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