Non è passato un anno da quando ci siamo messi d'accordo per le 17, finalmente.
Non è passato un anno, perché siamo usciti ieri, dandoci l'appuntamento davanti al cinema Lux, te che arrivi con i tuoi capelli biondi boccolosi, io seduto sulla panchina di travertino pensando: "quale sarà la posa e l'azione migliore da fingere per fare buona impressione?", e 4 ragazzini romani scemi che si sono fatti fregare il resto da una cassiera più scaltra dei tempi che corrono.
Non è passato un anno da quando ho sentito dalle tue labbra che ti piaceva tanto un collega, mentre io avevo già in testa "checazzo mo' gli piace uno?", da quando ho sentito che sì, trovavi indecente la morte di Aldrovandi, e sì ti ripugnava la violenza, ma non per questo ti andava bene tutto.
Non è passato un anno da quando t'ho proposto una birra - dai cazzo, ora non dirmi di no - e te hai accettato sorridente, quasi non aspettassi altro, e m'hai portato in un pub semivuoto, dove saremmo tornati ogni tot settimane e che ora sta chiudendo (l'ultima volta hai fatto cadere a terra il tuo boccale, ma io non credo a queste stronzate), e non è passato un anno da quando eri così incredibilmente (e non "maledettamente") brillante, pur non rifiutando il confronto sulla tenerezza: non avevi bisogno di darti arie da cinica per destare impressione incredibile.
Non è passato un anno da quando erano le 22:30 e tirava un po' di vento e io stavo solo con la mia polo e tu mi hai proposto di andare a cercare una felpa di tuo fratello a casa tua, ma io ho detto di no, un po' per fare il figo (?), un po' perché non avevo freddo, e solo dopo mi sono reso conto (me ne sono reso conto ORA) che avere una felpa di tuo fratello sarebbe stato utilissima come scusa per poterci rivedere, sai vorrei ridartela...
Non è passato un anno da quando abbiamo aspettato alla fermata un autobus (e io nemmeno stavo lì ad immaginarti nuda, perché avevo altro a cui pensare, un fatto alla volta grave, simbolico, e quasi irripetibile) che non passava mai (e io mi vergognavo di dirti che dovevo proprio andare, che altrimenti sarei tornato a casa tardissimo, e che dovevo prendere metro, altri autobus, attraversare lande che purtroppo non erano desolate, ma piene di relitti e reietti umani, stranieri, rifiuti di periferia, poveracci, persone disgustose, insomma), e te che eri ansiosa di farmi sentire che avevi il fischio di Kill Bill come suoneria (io mi sarei riscattato 2 settimane dopo facendoti sentire l'mp3 di Michael Nyman che avevo sul mio vecchio cellulare Samsung da 79€).
E non è passato un anno dal messaggio scambiato qualche giorno dopo nel quale, tutto sommato, usciva fuori che sì, potevamo rivederci una seconda volta.
Non è passato un anno da quando t'ho proposto una birra - dai cazzo, ora non dirmi di no - e te hai accettato sorridente, quasi non aspettassi altro, e m'hai portato in un pub semivuoto, dove saremmo tornati ogni tot settimane e che ora sta chiudendo (l'ultima volta hai fatto cadere a terra il tuo boccale, ma io non credo a queste stronzate), e non è passato un anno da quando eri così incredibilmente (e non "maledettamente") brillante, pur non rifiutando il confronto sulla tenerezza: non avevi bisogno di darti arie da cinica per destare impressione incredibile.
Non è passato un anno da quando erano le 22:30 e tirava un po' di vento e io stavo solo con la mia polo e tu mi hai proposto di andare a cercare una felpa di tuo fratello a casa tua, ma io ho detto di no, un po' per fare il figo (?), un po' perché non avevo freddo, e solo dopo mi sono reso conto (me ne sono reso conto ORA) che avere una felpa di tuo fratello sarebbe stato utilissima come scusa per poterci rivedere, sai vorrei ridartela...
Non è passato un anno da quando abbiamo aspettato alla fermata un autobus (e io nemmeno stavo lì ad immaginarti nuda, perché avevo altro a cui pensare, un fatto alla volta grave, simbolico, e quasi irripetibile) che non passava mai (e io mi vergognavo di dirti che dovevo proprio andare, che altrimenti sarei tornato a casa tardissimo, e che dovevo prendere metro, altri autobus, attraversare lande che purtroppo non erano desolate, ma piene di relitti e reietti umani, stranieri, rifiuti di periferia, poveracci, persone disgustose, insomma), e te che eri ansiosa di farmi sentire che avevi il fischio di Kill Bill come suoneria (io mi sarei riscattato 2 settimane dopo facendoti sentire l'mp3 di Michael Nyman che avevo sul mio vecchio cellulare Samsung da 79€).
E non è passato un anno dal messaggio scambiato qualche giorno dopo nel quale, tutto sommato, usciva fuori che sì, potevamo rivederci una seconda volta.
Non è passato un anno da quando mi hai raccontato di Coe che ti autografava la pagina di "La Famiglia Winshaw" su Margaret Thatcher.
RispondiEliminaNon è passato un anno da quando sei comparso al pub con la maglietta subliminale (quella era la volta dopo, o la volta dopo ancora, ma vabbè)
Non è passato un anno da quando ho toppato l'accento sul tuo nome
E non è passato un anno da quando ho capito, con tutto che ti conoscevo da poche ore soltanto, che ti avrei sicuramente rivisto, e che la felpa di mio fratello sarebbe stata al sicuro con te.
L.