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lunedì 9 gennaio 2012

Racconti dell'oltretomba - 73 Persone che non avresti mai voluto conoscere - #37


La moglie non gliela dava più. Non c'era stata un momento epifanico dal quale tutto era cominciato: semplicemente, lei ad un certo punto non aveva più acconsentito. I rapporti erano passati dai 2 settimanali (i fasti dell'inizio) ai 3 al mese, per arrivare agli attuali 4 annuali. Si rispettavano le feste comandate: compleanno, anniversario, capodanno, un extra a scelta. Lui non ci faceva più caso oramai, o almeno si era convinto che non era importante e che dopotutto poteva anche farsi una sega una volta ogni tanto. Quei maledetti marocchini rubavano e stupravano, i cazzo di politici non facevano niente, il ragazzo di sua figlia era un perfetto idiota e lui avrebbe dovuto sentirsi in colpa solo perché ogni tanto se lo menava? No. Affanculo la moglie - peggio per lui se non voleva farsi sbrodare dentro -, ed i suoi genitori che le avevano impartito quell'educazione da ragazza di campagna. Coglioni. Avrebbe continuato ad organizzarsi trombate seduto sul water, mentre guardava gli schizzi di piscio finiti nei paraggi, che contribuivano a rendere più familiare l'ambiente.

Aveva ottenuto una promozione al lavoro, ora guadagnava bene e avrebbe persino, forse, potuto cambiare la macchina, se il governo non avesse alzato le tasse a breve. Quei maledetti politici erano peggio di sua moglie: succhiavano il suo nettare vitale, il frutto delle sue ore passate davanti al terminale - il suo migliore amico, si prendevano i suoi soldi, i suoi soldi.

Con i colleghi?
Con i colleghi andava tutto alla grande. Erano semplici impiegati, magazzinieri, gente umile. Che faceva il proprio lavoro senza rompere troppo il cazzo. Ogni tanto gli raccontavano una barzelletta zozza - com'era quella sulla russa lesbica? - e discutevano sulla Roma. A lui del calcio non importava nulla, ma era importante farsi vedere accorato quando se ne parlava. Quindi faceva qualche commento qua e là, senza peraltro crederci troppo. Quello che gli rodeva veramente era che sua figlia, la sua bambina, avesse cominciato ad uscire con quell'idiota. S'era presentata in casa sua mercoledì sera, con quella cazzo aria da saputello di sinistra. E lei lo aveva guardato con ammirazione, con rispetto profondo, mentre lui dall'alto dell'acne e dei suoi brufoli da segaiaolo aveva avuto l'ardire d'esprimere delle opinioni. Lui era contro la guerra. Lui era a favore dei ricchioni. Lui era contro il razzismo di questa società. Lui pensava che le cose andassero divise in modo più giusto. Povero coglione. Il pensiero che probabilmente si sbatteva già la figlia (l'immagine di sua figlia penetrata da dietro lo perseguitava) lo deprimeva. Bastavano davvero 3 idiozie criptosocialiste per convincerla a farsi sbattere dal primo venuto? A quanto pare sì. Ma tanto young Lenin non avrebbe avuto vita lunga. Probabilmente la sua bambina se ne sarebbe stufata in qualche mese, e avrebbe cominciato a farsi sbattere - da dietro - da qualcun altro.

Alle 7 aveva staccato, e s'era messo sulla via del ritorno. Il traffico non scorreva mai e alla radio davano solo quelle maledette canzoni americane che lui non capiva. Cazzo, siamo in Italia perché mai dovevano passare musica di cui non si comprendevano le parole? Accanto a lui s'era accostata una Smart. Dentro c'era una ragazza bionda, truccata. Bel vestito. Era evidente che fosse una povera idiota, iscritta fuori corso a scienze della comunicazione (ma che cazzo di laurea era?), con un fidanzato scemo che manco la scopava, ed un lavoro precario e sottopagato. Tutta questa bella merda di contorno, che comunque non contribuiva a renderla infelice, anzi. La troietta sorrideva, probabilmente perché stasera davano il suo reality preferito in TV. O forse perché aveva ricevuto un sms da un altro sfigato che voleva per l'appunto farsela un po'.
Per un attimo aveva pensato di poterla seguire, sperando lei svoltasse per qualche strada di periferia. Lei non si sarebbe accorta di nulla, poi quando avrebbe parcheggiato lui poteva uscire dalla macchina e... no, cazzo, l'aveva persa: era uscita a Boccea e lui aveva tirato dritto. Pazienza.

Aveva aperto la porta di casa, salutato con fare distratto la moglie, che gli aveva rivolto un cenno pieno d'affetto e aveva chiesto cosa ci fosse per cena. Lasagne, il suo piatto preferito. La figlia era fuori, era andata al cinema col suo ragazzo - non li trovi carini insieme? Lui sembra proprio un giovane serio e carino -a vedere quel film francese di cui tutti parlavano tanto. I francesi, un popolo di finocchi, che faceva film per finocchi che nessuno capiva e che servivano solo a riempire i coglioni. Senza peraltro poterli svuotare. Lui si sarebbe visto la partita in TV, almeno il giorno dopo al lavoro avrebbe potuto commentare con dovizia di particolari.

La moglie era andata a letto un'ora prima. La partita era finita, avevano vinto 3-1 e sua figlia ancora non era tornata. Il coglione probabilmente se la stava sbattendo in macchina.
S'alzò dal divano, andò in bagno, meditò di lavarsi i denti - non lo fece- e pisciò. Poi entrò in camera da letto, vide la moglie che dormiva di lato, con indosso quel ridicolo pigiama che le aveva regalato la sorella per Natale, e si infilò sotto le lenzuola.

Quasi quasi me la scopo, pensò.

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