Trascorro una vita dozzinale. Sì, dozzinale: comune, volgare, in cui tutto si sussegue con la classica illogicità delle cose preordinate. Mi alzo, accendo il PC, bevo un birra con gli amici, credendo di dire cose simpatiche. Scrivo, violento quella povera Moleskine, imbratto il blog, con frasi che non impressionano nessuno (non che stiano qui per quello). Mi muovo con educazione ed ironia in un contesto sociale che m'ha rimpiazzato mentre ero ancora in carica. Disserto di geopolitica e politica interna per diletto, senza che le mie previsioni interessino a nessuno. Non coinvolgono nemmeno me. Respiro e mi agito, mentre le vie si riempiono di fumo. Trascorro serate lasciando che dalla mia bocca escano frasi fintamente brillanti: in un paese di nani, anche un seminano sembra un gigante, ebbe a dire una persona seria, un giorno. Perso nell'inconcludenza tipica, certo, di alcuni grandi geni, ma anche di molti grandi mediocri, brancolo tra grandi idee sotterrate dall'esistenza stessa, e la voglia assurda di bere un bicchiere di vino. Ora vado.
Anch'io in questo periodo sento la mia vita dozzinale e inconcludente. Conservo una sciocca speranza che qualcosa di molto buono stia per arrivare. Ma inizio a temere che sia solo la prossima bottiglia di vino...
RispondiElimina@iris mettiamola così: sta sempre arrivando qualcosa e potrebbe andare molto peggio di una bottiglia di vino. quindi finché c'è questa, beviamola.
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