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sabato 27 febbraio 2016

Ritorno nelle terre dimenticate. -20



Lontano dalla neve, dalla SBahn, da quelle case che un tempo era ambite e ora sono solo la dimostrazione di quanto gli anni deformino i desideri e le aspettative. Lontano dal maledetto aeroporto (Strauss? Ma dai!), il kebab a 3,90€ e la stanza senza amore dove devo ancora dormire 20 cazzo di notti. Non dico vivere, perché a Monaco non vivo: sono un fantasma che interpreta l'ultimo grande film della sua vita, in attesa di ricevere un assegno a vuoto.

Lontano dalla neve, a casa mia, finalmente posso vedere Homeland sul letto, mentre accarezzo il cane e vedo i suoi sguardi stanchi, pieni di un affetto un po' sonnolento, un po' incomprensibile. Il cane mi riscalda la gamba e mi leva lo stress: per 5 minuti non ci sono più problemi di lavoro, la Germania è lontana, non esistono preoccupazioni che le sue orecchie non possano risolvere.

Poi era arrivata lei a casa, stanca dal lavoro (chi non lo è?), sorridente, chiedendomi come andava. Avevamo pensato di bere una birra (dai, non ci andiamo mai!) e poi come sempre era prevalso il desiderio di stare insieme in casa, separati dal resto, senza dover recitare ruoli sociali che non interessavano a nessuno, almeno in privato. Tutti abbiamo una vita pubblica, una privata e una segreta. Almeno quella privata la si poteva ancora vivere pubblicamente con lei.
Quindi s'era messa a letto, io guardavo la Roma (finalmente), dopo avremmo visto Boris, o forse un vecchio film austriaco in cui  mi ero imbattuto anni fa, mentre vivevo a Mittenwald, Revanche.

E mentre il cane era nella sua cuccia, stanco, vecchio, ma ancora pieno di ottimismo verso le prossime ore (ed i prossimi anni), mentre El Shaarawy aveva segnato il terzo gol e la Roma aveva oramai i 3 punti in tasca (stavo per vincere ben 2,2€ con una scommessa!), me ne stavo in boxer a guardare i suoi capelli biondi nell'oscurità della stanza, il suo viso come fosse quello di una diva degli anni '30 che non aveva più voglia di rilasciare interviste e quel neo che le dava ancora un'eleganza quasi involontaria. Era tardi, stavo perdendo la serenità minuto dopo minuto e non avevo la minima voglia di lasciare Roma.

Ancora 20 giorni, ancora 20 orribili notti.
E poi sarei tornato, avrei lasciato la dannata Monaco.

1 commento:

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