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lunedì 13 novembre 2017

La crudeltà del ricordo digitale.

Il blog è nato tanti fa (7?) come muro del pianto. Del pianto per le stronzate, una ti molla, ci rimani male, credi che sia un problema vero, hai paura del domani, come farò. 
Gli anni sono passati, sono cambiati i problemi. Il tempo ha minimizzato quelli di ieri ed ingrandito quelli di oggi. La vita è cambiata, e c'è meno tempo riflettere sulle stronzate. Perché le stronzate, appunto, quando non hai ore da buttare rimurginando sul nulla, restano quelle che sono: stronzate.

E così lentamente diventi solo un sacco pieno di dolore, un contenitore di sofferenze, perché la vita va avanti e cominci a perdere le colonne che erano intorno a te. E se ne vanno i famigliari con cui forse non hai mai avuto rapporti troppo stretti, intimi, ma che son sempre stati lì, sin da quando sei stato una persona. E se ne va il cane. E se ne vanno tutti. E non c'è niente da fare se non guardare le piastrelle della doccia mentre ti versi lo shampoo addosso.

Il muro del pianto ora è per la vita, anzi, è per la morte. E' buffo, quando è nato il blog non riuscivo ad aprire la casella email per la paura, vera, intimi e fisica di rileggere vecchie mail di A., quasi avessero un qualche potere soprannaturale. Ora c'è l'ultima mail che mi ha spedito una persona prima di mancare e se la apro, per rileggere quelle ultime righe non c'è rabbia, ma solo un dolore secco, nero, che non ammette repliche. E non posso cancellare, non posso riporre in un cassetto lontano, non posso fare nulla. Devo tornare ad imparare a non pensare, che è l'unico modo per convivere con la non accettazione che finiscono anni, ere, fatti, rapporti, persone.

I nostri corpi sono solo delle sacche del dolore.
Ciao.

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