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martedì 5 gennaio 2016

Don't update it



Non aggiorno più il blog. Me ne sono reso conto scorrendo la home: negli ultimi 5 post ce n'è uno di due anni fa. Il blog è un cadavere, un muro inutile, ricoperto dalla neve, le erbacce, l'oblio. E' la cinta di una città che oramai non deve più respingere assalti, e vive placida. Anzi: non esiste proprio più. Come se si fosse svuotata dal suo significato originario. E' implosa su sé stessa, dolcemente. E' Troia che ha assistito alla partenza degli achei, vittoriosa e poi s'è detta che tutto sommato, oramai, dopo 10 anni di assedio, era inutile continuare a portare avanti tutto il carozzone: meglio chiudere qui e fondare nuovi posti.

Non aggiorno più il blog e quindi non scrivo più dei libri incredibili letti (Franzen, Saramago, Carrere, David Foster Wallace, Winslow: ho perso il conto) degli LP ascoltati o delle serie TV viste (non avevo visto i soprano fino al 2015: seriously?!), dei viaggi fatti, i vini assaggiati, delle volte in cui accarezzando il cane mi pare che poi tutti i problemi della mia trascurabile esistenza siano risolvibili e delle altre volte che dopo 10 ore di lavoro vorrei esistesse un tasto (da attivare con un'app android) per scomparire.

Non aggiorno più il blog per scrivere quanto sono felice, triste, preoccupato, ansioso, sereno, divertito, stanco, pieno di forze, in fase progettuale, o senza voglia di fare una beata minchia (è raro). Non l'aggiorno più perché la città è sepolta, i buoi scappati e nessuno rimpiange il passato. Il salto (l'enorme salto) è stato fatto. Certo, il passato mitico rimane: l'infanzia alla volta triste e giocosa, i viaggi, la percezione divertita della propria povertà che portava a far funzionare sempre il cervello, le giornate passate con i genitori che non facevano altro che sentirti benvoluto, il pallone, il super Nintendo, l'università (il cervello tanto tende a cancellare i cattivi ricordi), ma alla fine è scomparso quel rimpianto rancoroso nei confronti del passato, quell'astio verso le ferite di un tempo. No, forse il rancore è rimasto, ma rimane lì, fine a se stesso, in un angolo di cervello (di pancia?) come un tumore che non riesce più a progredire. Non c'è bisogno di chemio (AH, Breaking Bad!), non c'è bisogno di nulla.

Non aggiorno più il blog, seppure vorrei tanto Saramago fosse vivo e scrivesse un libro su di me, sul mio quotidiano inutile che si tinge di eroico senza motivo, ma purtroppo lui è morto, io non l'ho mai incontrato e quindi non ci sarà nessun 'La scrivania dell'impiegato digitale' che parlerà di me.

Ecco, ho aggiornato il blog.

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