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venerdì 28 dicembre 2012

Escluso il cane




Il cane era rannicchiato su sé stesso. Ogni tanto lanciava verso di me uno sguardo triste, come volesse dirmi che non potevo capirlo e la cosa lo rendesse davvero dispiaciuto. Sì, potevo accarezzarlo, potevo grattargli la testa, potevo persino dargli una ciambella imbevuta di caffè, ma non ero proprio in grado di comprenderne le ragioni e i problemi. Anche i cani sono tristi ed io non ero in grado di fare la mia parte. Lo sapeva lui e lo sapevo io.

Era stata una graduale presa di coscienza, senza episodi davvero epifanici, ma un giorno m'ero accorto che non avevo talenti particolari e sarei ammuffito, se tutto fosse andato bene, nella media. Non avevo quello scatto decisivo degli ultimi 5 metri. Non riuscivo più ad essere naturalmente brillante. Voglio dire: dovevo impegnarmi per esserlo. Certo, il fatto di poterlo ancora essere mi poneva qualche metro avanti rispetto all'80% della popolazione, sempre meglio di niente. Ma una volta riuscivo a fare di meglio. Una volta mi veniva naturale parlare tedesco. Una volta fare colazione con Arturo Bandini era cosa niente ed immaginarmi come uno dei personaggi (ovviamente positivo, poco affascinante e pieno di donne) de La Banda dei Brocchi era la normale mediocrità. Una volta non guardavo al passato come qualcosa di epico (seppure, sia chiaro, non lo fosse affatto). Il fatto che tutto si limitasse ad una volta mi lasciava pensare che forse era solo questione di sinapsi, neuroni e sangue che ben affluiva nel cervello e dove serviva: si doveva pur trombare.

Avrei provato piacere ed interesse nello scegliere una cucina piuttosto che un'altra. Ah, l'induzione sarebbe stato il futuro. Avrei ascoltato i Supertramp pensando che tutto sommato non sarebbe stato male scapparsene in Texas, seppure fosse chiaro, sia a me, che al cane, che per scappare in Texas servisse, a scelta: palle, insanità, soldi, totale mancanza di prospettive. Io difettavo di tutte e 4. Quindi sarei rimasto qui. Del resto suppongo che dal Texas morissero dalla voglia di trasferirsi a Roma. 
Il cane ora dormiva: ognuno muore suolo ed ognuno trova solo le soluzioni (non) definitive per problemi che risorgono sempre dalle proprie ceneri sotto altre spoglie. Lo sapevo io, e lo sapeva il cane, ma per oggi avevamo deciso di passare oltre.

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