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sabato 26 maggio 2012

Racconti Ungheresi



Prologo

Avevo fatto la selezione otto mesi prima. Il mercato delle compagnie aeree era in crisi da tempo, ma questa nuova azienda ungherese, la Budair, aveva deciso di investire in Italia (perché? Come? Sicuramente avevano pagato mazzetta qua e là, come al solito). Erano arrivate le solite millemila domande, e s'era proceduto con una prova scritta pre-selettiva.

La Budair è fiera di avervi qui oggi. Siamo una compagnia giovane che sta selezionando solo i migliori talenti: ciò che conta per noi è infatti la qualità del servizio che offriamo ai nostri clienti. Voi siete l'eccellenza. Voi diventerete i nostri ambasciatori presso la clientela. E non pensate, no, che non si possa progredire. La nostra azienda ha messo al centro di ogni cosa la meritocrazia: chi comincerà dai ruoli più umili potrà finire in alto, molto in alto se dimostrerà il proprio valore. Noi mettiamo voi al centro di tutto. I nostri primi clienti sono i nostri lavoratori, la nostra famiglia.

E grandi applausi. Io scoreggiai silenziosamente.

Ci presentammo in 25.000 per la prova scritta. La selezione era aperta a chiunque avesse finito le scuole medie, fino ai 31 anni di età. Inutile dire che fosse piena di laureati iper-preparati (Silvio aveva promesso 1,5 milioni di nuovi posti di lavoro, invece erano arrivati solo 5 milioni di contratti precari per chi ne aveva uno già fisso), di disperati e di scemi semi analfabeti. Attualmente, in Italia, c'era solo la merda: un lavoro con SOLO qualche indecenza era diventato una bella opportunità.

Passammo lo scritto in 1.000.

Torino


Dopo 4 mesi avevano cominciato a chiamarci per fare un nuovo colloquio.
Eravamo stati convocati a Torino, base operativa della Budair. Ci era stato spiegato ci sarebbe stato un colloquio in inglese e poi un altro individuale. Presi il treno per Torino, il biglietto era ovviamente a carico mio, in quando la Nuova Grande Compagnia non poteva certo sobbarcarsi il costo del trasporto di noi futuri asset aziendali, e mi presentai in cravatta e mocassino alle 14:00 in punto per il colloquio, nella luminosa Sede Aziendale. Quel giorno avremmo dovuto farlo in 15.

Trovai subito gli altri Grandi Futuri Manager, che discutevano all'entrata della palazzina: erano tutti vestiti da coglioni, come me, e sembravano avere una certa strizza. A me fotteva sega: un lavoro di merda già ce l'avevo, se ne avessi trovato un altro ugualmente di merda sarebbe cambiato poco.

Dopo aver discusso un po' delle solite boiate - l'inglese sarà difficile?, Ma quanto è alto lo stipendio?, Ma credi ce la fremo?, In azienda si respira un buon clima mi ha detto un'amica, Dai ragazzi è solo un'opportunità, passato un aereo se ne prende un altro (questa era sensata far ridere), Ma quante altre prove ci attendono?, Ma secondo te dovrei dare il culo al mio fidanzato?, Certe che le divise per il Team di Volo sono davvero belle ed eleganti eh! - eravamo finalmente saliti al primo piano dello stabile dove si sarebbe tenuta la nuova selezione.


Buongiorno Signore e Signori, siamo felici di avervi qui. Ora faremo un breve test logico e poi passeremo alla valutazione del vostro inglese. Successivamente ci sarà un test matematico e poi passeremo ai colloqui individuali.
Erano tutti emozionati. Io avevo voglio di vomitargli addosso, ma mi contenevo con eleganza. La mia camicia bianca si intonava perfettamente alle mutande di pizzo della tipa che mi stava accanto.



La terza prova

Dopo il test psicologico, dove immancabilmente qualche coglione non era stato in grado di rispondere a domande fondamentali quali "credi in te? - Meneresti uno solo perché è uno sporco negro? Cosa pensi delle ragazze che ingoiano?", e dopo 40 minuti aveva chiesto altri 5 minutini (sic), s'era passati al colloquio di gruppo con annesso test orale di inglese, davanti a 4 selezionatori, il professore di inglese e gli altri 14 candidati.

Quando era venuto il mio turno avevo spiegato d'essere vissuto in Bulgaria per un periodo della mia vita ed i aver passato 6 mesi di Erasmus in Portogallo. Avevo menzionato i miei studi in diritto, e poi era partito l'interrogatorio in inglese.

Why would you like to get this job?
Avevo risposto in inglese medio, niente di ché, che credevo potesse aiutarmi a crescere professionalmente (come no!), e che la Budair era una grande opportunità per noi giovani (pareva che invece di incularti con il bastone usassero solo una carota), e che vedevo assolutamente il mio futuro presso di loro, magari in ruoli dirigenziali in qualche anno.

Il professore di inglese mi guardava con aria inorridita. quasi gli avessi detto, nella sua meravigliosa lingua madre, che prima di salire sul treno per Torino mi fossi fatto sua sorella, e non le avessi nemmeno usato la cortesia di sculacciarla. I quattro selezionatori (3 donne ed un uomo) ridevano di me, si davano colpetti sui fianchi e scuotevano la testa. Evidentemente avevo contravvenuto a qualche regola non scritta. Qulache Codice Segreto Aziendale.
Vabbè, pensai, mi sa che stavolta è persa. Speriamo di trombare stasera.

Dopo un po' arrivarono ad una ragazza. Era laureata in Ingegneria Gestionale e aveva un contratto a Partita Iva per un'azienda di trasporti, dove si occupava di contatti con i fornitori.
Aveva detto le solite banalità - stimo l'azienda, la crescita, adoro gli aerei, Budapest è la mia città preferita, i cazzi ungheresi sono i più prestanti dell'Europa dell'est, lavorare in volo non sarebbe un problema, ect - ma i selezionatori avevano deciso di punirla.

E quindi lei lavorerebbe volentieri per noi?
Sì, certo.
Ma non ha una laurea in Ingegneria Gestionale?
Sì, ma credo che sarebbe utile all'azienda.
Guardi che lei dovrà spostare il Trolley Vendite, lo sa?
Certo.
E lei lo sposterebbe? Lei offrirebbe panini alla clientela?
Perché no, è una opportunità di crescita.
Non ci ha capito credo. Prima abbiamo sentito di gente che voleva crescere (ogni riferimento a me era evidentemente casuale). AH, crescere! AH-AH CRESCERE! Lei venderà panini, lei metterà valige nella cappelliera, lei dovrà pulire il vomito dei vecchi, ha capito? Lo capisce? È il suo sogno questo? È quello che voleva fare della sua vita?
Non è esattamente quello che volevo fare, ma se...
NO, NON CI SONO MA: lei deve essere motivata a pulire i cessi, a vendere medaglioni con il formaggio ed i carciofini, ha capito? Lei deve volerlo come scopo di vita. Quanto lo vuole questo? Quanto vuole sia la sua occupazione per i prossimi 20 anni? Qui non esiste avanzamento, qui esiste solo muovere il Trolley Vendite e sorridere!
Ma io...
NO, da 1 a 10 quanto è motivata? Quanto?
Beh, diciamo non 10...
Le abbiamo chiesto un numero, quanto?
Sicuramente non 3..
CI DIA LA CIFRA
6
Benissimo, va benissimo.

Ed erano passati al candidato successivo, uno scemo che veniva da Napoli, con accento fortissimo. Disse testuale che lui ora faceva il cameriere, da 10 anni (DIECI) anni, aveva una laurea, e servire tè freddo era l'aspirazione della sua vita. Sarebbe stato fiero di poterlo fare per la Budair.

I colloqui finirono, il recruiting team si riunì qualche minuto, poi tornarono nella stanza e mandarono via la metà dei candidati. 10 minuti dopo sarebbero iniziati i colloqui individuali con la Psicologa del Lavoro.

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