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lunedì 14 maggio 2012

Gente di Pechino



Era il '92, ed era la prima volta che andavo in Cina. Era una città in rinnovamento. C'era appena stata la svolta capitalista e c'erano cantieri ovunque. Migliaia di persone affollavano le strade. Andavano tutti in giro, non so verso dove, non so perché.

Di notte a volte tornavo tardi in hotel, e vedevo che, attorno ai cantieri, gli operai dormivano per strada, dentro un sacco a pelo. Probabilmente venivano dalle campagne e non avevano soldi per una pensione. Ma non faceva troppo freddo, anzi. Chiacchieravano tra di loro.

Poi un giorno mi fermò un cinese per strada. Aveva visto che non ero del posto e probabilmente aveva pensato di poter vendermi qualcosa. Mi si era parato davanti, con fare fiero e serio e m'aveva mostrato un foglio, scritto con pittogrammi - che io ovviamente non conoscevo - come fosse un documento della massima importanza.

"I don't know your language, sorry", ma lui non s'era scomposto. Da una tasca della giacchetta aveva tirato fuori un evidenziatore. L'aveva fatto lentamente, come se ogni mossa avesse fatto parte di un rito antico. Era giallo fosforescente. Me lo aveva fatto vedere più da vicino e poi aveva evidenziato una scritta sul foglio.
Aveva un prodotto.
Aveva la (sua) modernità in mano e cercava di rendermi complice del suo futuro.

Non comprai l'evidenziatore. Lui però non si scompose, né rimane deluso. Accettò il verdetto dell'Uomo e della Storia con una rassegnazione degna e orgogliosa.

Continuai a camminare, partecipai ai meeting di lavoro previsti per quel giorno e la sera tornai nel mio albergo.

Mi distesi sul letto: provai ad accendere la TV, ma la spensi dopo poco: era inutile cercare di capire.

E mi accorsi allora del valore differente di ogni cosa, se rapportato a persone diverse, situazioni diverse, tempi diversi. L'insignificante evidenziatore era troppo poco per me, ma molto per lui.
E lui, quel degno signore cinese che mi aveva aperto gli occhi di fronte alla difformità e l'ingiustizia umana, era tanto per me. Mentre io, nella sua storia, sarei rimasto solo l'arrogante e stolto turista che non aveva capito che il futuro era a portata di mano, in un pennino fluorescente. Già. 

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