Ad Link

lunedì 21 maggio 2012

Due etichette



Uso i tag. 

I fallimenti emotivi, nel corso degli anni m'hanno costretto ad adottare strategie nuove differenti. Per esempio non nomino mai la mia ex ragazza, quella della vita precedente. Se devo parlare di lei in pubblico la chiamo la cagna, se la devo citare su internet uso semplicemente A. Ho timore a pronunciarne il nome, come fosse quello di un padre-padrone morto d'infarto anni prima, e che avesse compiuto abusi, lacerato menti, lasciato traumi e cicatrici.

Uso i tag, e quindi quando scrivo qualcosa sulla cagna uso il tag A. Non ce ne sarebbe motivo: non rileggo mai (per pudore, vergogna, disinteresse interessato, mancanza di entusiasmo) i post vecchi, ma mi piace che ogni cosa abbia una sua etichetta. E allora uso i tag anche se e quando scrivo della ragazza nuova. Che orrore definirla nuova. Le conferisce un brutto senso di provvisorietà ed attrattiva commerciale, come fosse una macchina in offerta, che ad oggi è comprensiva di tutti gli accessori, ma domani sarà destinata ad essere sorpassata. L'ultima ragazza che ho di fianco è sempre quella definitiva, men che mai in questo caso, quando hai la percezione lo sia davvero. Quando in un certo senso, definitiva lo era già dopo 20 minuti che la conoscevo, e la guardavo di fronte a me, nel pub, mentre bevevo una birra e mi sembravo parte di un bel romanzo anglosassone contemporaneo.

Uso i tag, anche mentali, anche collegati alle canzoni.
Per esempio non ascolto mai i Coldplay perché li associo alla cagna (volevo dire ad A., qui stiamo scrivendo su internet, devo citarla per bene): se mi passa per l'mp3 Aimer est plus fort que d'être aimé ripenso ad una certa mattinata (era Domenica) in cui presi la bicicletta per attraversare mezza città e comprare nell'unico supermercato aperto (quello vicino alla Stazione Centrale) gli ingredienti per prepararle la colazione, ed anche ad una certa serata (era Sabato) in cui stavo tornando a casa con l'autobus (che numero era? il 38? il 18? non ricordo più) dopo che eravamo usciti a bere una cosa. Birra, probabilmente.
E se mi passano per la testa gli Snow Patrol penso invece ripenso ai primi tempi che uscivo con Pavlov (ho deciso che l'avrei chiamata così, senza originalità, dato che me lo suggerì lei), e tornavo in metro, ascoltando Just Say Yes, sperando lei dicesse sì davvero, ed aspettando già, con l'impazienza felice ed angosciata che solo gli innamorati sanno provare, l'uscita successiva.

Uso i tag, e mi sono accorto che c'è un post in cui ho usato insieme il tag A. e Pavlov. No, non sono righe in cui scrivo brutti confronti, immagino grotteschi passaggi di consegne, o invento su due piedi scene tra le due (benché sarebbe divertenti vederle conversare: l'egoismo condensato e l'altruismo puro. Tipo una forza in grado di distruggere tutto che incontra una forza in grado di resistere a tutto. Ne parlai con la cagna, ops., A., di questo paradosso, una volta). Insomma c'è questo post, e ricordo bene che lo scrissi di notte, tornato da una serata in vineria (si dice così, davvero!). L'avevo passata con Pavlov e m'ero sentito finalmente libero (almeno in parte: non s'è mai liberi del tutto. Il mio tributo alla cagna continuerò a pagarlo in silenzio e con rate a tasso sempre più basso e conveniente, ma si tratta di un mutuo senza estinzione: sono l'ospite silenzioso dell'Hotel California), insomma finalmente libero da un certo tipo di giogo. E così in un post sono contenute le due etichette. Il minimo comune denominatore sarebbe la mia vita.

E l'unica etichetta rimasta viva, che risplende col suo sobrio color azzurro, che m'allieta i risvegli con i suoi capelli biondi, che mi rasserena poco prima di cedere alla notte con la sua voce un po' ovattata, e che trovo sempre in alto a sinistra quando leggo righe che m'ha suggerito e altre che ho trovato da me, è però lei.

Uso i tag, e a quanto pare si tratta di etichette resistenti. Alla pioggia, al dolore ed al tempo.

2 commenti:

  1. Io non conosco le storie, nessuna delle due, ma ho una domanda: alla GF (non devo usare i tag anch'io, vero? Perché mi fa un po' specie chiamarla Pavlov) va bene tutto questo? Sapere che c'è questo bagaglio, questa presenza che non andrà mai via. Io, da persona completamente insicura quale sono, morirei.

    RispondiElimina
  2. @Mic La Gf sa che ho avuto una storia un po' burrascosa in passato e credo lo accetti. Io le ho promesso fedeltà (non "fisica" che era ovvia, ma diciamo "morale"), le do adesione quotidiana, e onestamente non vivo più ossessionato da fantasmi, rimpianti e rimorsi. È una fase superata, definitivamente, oramai da mesi.
    Solo che superare le cose, nel mio cervello un po' malato, non vuol dire dimenticarle. Ripongo il bagaglio in cantina e lo lasco lì ad ammuffire. Mentre parto con lei, sorridente e piena di serenità.

    E non è mica male.

    RispondiElimina

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...