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giovedì 12 aprile 2012

Lo Scherzo


Avevo una relazione duratura con le mattonelle del piazzale della metro. Mentre aspettavo lei arrivasse dai suoi eterni ritardi, calcavo quei pavimenti con insistenza, su e giù. Riscuotevo sguardi caritatevoli, ammiccanti ed impietositi.
Pioveva. Roma - stupenda e misera città come diceva il poeta - era indolente, cinica, fintamente auto-ironica e sardonica quando splendeva il sole. Ma nei giorni di pioggia, in cui il grigio la faceva da padrone, diventava cattiva, priva di interesse, vendicativa. Senza il fascino di una città del nord, abituata alle intemperie e le mancanze di rispetto del clima. Roma grigia era la dimostrazione che anche le cose che andavano male, potevano sempre peggiorare, da un secondo all'altro.

***

Dopo aver visto il film, l'avevo salutata. Mosso dal rimorso e dalla voglia di girare la personale scena di un film, ero corso nel sottopassaggio della metro, per emergere dall'uscita sul lato opposto della strada, nella speranza di trovarmela davanti ed abbracciarla, quei 3 secondi in più che avrebbero fatto la differenza nel corso degli anni. Avevo aspettavo qualche minuto senza trovarla: evidentemente aveva preso un'altra strada. La scena del film era stata certamente girata, solo che da commedia brillante con lieto fine, s'era passati a film cupo e drammatico polacco degli anni '60.

***

C'era la solita calca alla banchina dell'autobus. Resti di esseri umani, spolpati dall'altrui inciviltà - e dalla propria - si affannavano per trovare un posto a sedere sul mezzo che li avrebbe portati a casa. Non c'era nulla di felice nel tornare a respirare in quelle quattro mura infami, ma a volte anche lo squallore riesce ad infondere calma e sicurezza quando è ripetuto in modo costante.
Al mio fianco era salita una ragazza. Aveva in mano un libro. Era L'insostenibile leggerezza dell'essere, di Milan Kundera. Io invece avevo Lo Scherzo. S'era seduta davanti a me, cercando di ostentare il testo affinché lo notassi e magari attaccassi bottone. Normalmente avrei soddisfatto un po' il mio ego dicendole qualche scemenza, ma non ero dell'umore giusto. Lei dopo 20 minuti aveva rinunciato e riposto il libro nella sua borsa. S'era messa ad ascoltare musica. Io pur di fare la figura di quello superiore ed impegnato m'ero messo a leggere in viaggio, cosa che non tolleravo da anni e contribuiva solo a causarmi mal di testa. Ma l'etichetta imponeva sacrifici a volte.

***
Dopo un po' ero arrivato a casa. Le prime 50 pagine dello Scherzo parlavano di un giovane cecoslovacco in grado di muoversi sul palcoscenico sociale con diverse maschere. 

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