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venerdì 23 marzo 2012

Una serata a Tolosa



Aveva appena ucciso tre bambini - uno puntandogli direttamente la canna della pistola contro la tempia, poi aveva premuto il grilletto e via, una vita di meno - e s'era rintanato in casa. Il fratello e la madre arrestati, s'era richiuso nel suo squallido appartamento di periferia - la grande integration française - e aveva aspettato lo venissero a cercare. 

Fuori c'erano centinaia di poliziotti in tenuta antisommossa, teste di cuoio, fucili, pistole, e la stampa che raccontava tutto in diretta e milioni di francesi incollati davanti alla tv, utenti che su internet seguivano la diretta, opinionisti del cazzo che erano già comparsi a dire la loro, senza avere alcuna cognizione di causa in nulla. Lui era il mostro, quello che aveva ammazzato tre militari, e tre bambini che non avevano altra colpa che l'essersi trovati lì quella mattina. Oltre al fatto, ovviamente, di essere ebrei.

Il mostro andava ucciso, impalato, divelto, mostrato al pubblico ludibrio. Che giustizia sia fatta. Che il cane venga abbattuto. Un essere simile non merita la vita, cosa aspettate ad entrare ad uccidere quel porco, va lanciato un messaggio esemplare alla comunità internazionale, chi se la prende con i bambini non merita di respirare, sopprimiamo l'individuo indegno, come è possibile che possa ancora girare indisturbato quel maiale, che qualcuno prenda provvedimenti, se non lo fate voi ci penseremo noi.

Lui, farneticava roba sull'estremismo islamico, la Palestina, il morire da martire. Mischiava film d'azione hollywoodiani, retorica religiosa da quattro soldi, il prontuario del sacrificato e odio senza ragione. Ed era solo nel suo squallido bagno di Tolosa, con le armi in mano, ad agire oramai per riflesso involontario, interpretando una parte che aveva scavalcato la sua umanità. Non era più lui, ma il suo personaggio.

Allora i poliziotti erano entrati, avevano sparato, e lui era morto, gettandosi dalla finestra. Un bastardo in meno, uno schifoso è morto, l'assassino dei bambini è stato ucciso per fortuna. Non una lacrima per una vita in meno, un ragazzo che se ne andava (ci aveva lasciato probabilmente anni fa), un volgare assassino antisemita che decedeva.

Perché aveva 24 anni lui, gli avevano probabilmente fatto il lavaggio del cervello, s'era ritrovato probabilmente circondato dall'ostilità, e aveva mollato. Era diventato un mostro, razzista, fanatico ed antisemita. Aveva ucciso dei bambini, solo perché erano ebrei. E non c'era nulla da perdonare, non era possibile. Ma provare pena, per lui, sì. Provare pena per il ragazzo terrorizzato che aveva ceduto a chissà quali pressioni, e s'era inventato il ruolo ridicolo ad atroce del giustiziere, sì.

E alla fine potevi piangere anche per lui, oltre che per i bambini. Per quando orribile fosse associarli nella stessa lacrima. E allora ne avresti versato due ben distinte.

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