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venerdì 2 marzo 2012

Una serata con la GF - The Driver


Avevamo appena finito di cenare all'Eur, in un ristorante nel quale coatti rifatti si davano un'aria da gran signori. C'erano tutti i soliti casi umani: macellai evasori, ragazzini inopportuni, madri di famiglia sfatte che si prendevano per gran signore, turisti giapponesi che bevavano vino da 4 soldi (lo avrebbero però pagato come Château Lafite) e 50enni in carriera che offrivano cene a donne di mezz'età annoiate, nella speranza di beccare un pelo di sgnacchera qualche minuto dopo, in macchina e usando un condom che aveva visto giorni migliori.
Non mancavano nemmeno camerieri di borgata con elegante camicia bianca, il padrone del locale - capelli neri lunghi, grassi ed ingelatinati, che pareva un pappone di un film riuscito male degli anni '70 - e una smandrupata 40enne a prendere le ordinazioni, in perenne bilico tra usare il lei ed il voi, che però ti guardava con disprezzo perché non eri né abbastanza boro, né abbastanza ricco. Non rientravi nel loro target. Nemmeno loro nel mio, ed infatti non gli avevo lasciato nemmeno 10 centesimi di mancia: tanto perché le cose fossero chiare.

A cena finita avevo accettato con entusiasmo il passaggio che la girlfriend mi offriva per la Stazione Tiburtina. Del resto ero a piedi: quindi era un'offerta da accettare volente o nolente. E poi lei era così carina che sarebbe stato delittuoso non passare qualche minuto in più insieme, metterle una mano sulle cosce con fare innocente o darle un bacio sulla guancia ogni tre incroci. Purtroppo non avevo calcolato che la GF aveva cambiato il suo nome nei giorni precedenti: ora era The Driver. E avrei presto scoperto il perché.

Dapprima eravamo finiti, dio solo sa come, in un parcheggio dell' Eur, mezzo disabitato ma non particolarmente fatiscente (le considerazioni erano state: "mi pare ok per trombarci" - "sì, infatti,  ma al coito stradale ci pensiamo la prossima volta"), e poi, una volta uscitivi con fatica e 12 manovre, ci eravamo ritrovati a fare il giro della rotonda attorno alla Piramide Cestia un paio di volte - "divertente, dai famolo pe' la terza volta," - così per vedere che emozione si provasse nel prendere costantemente la strada sbagliata. Io avevo un autobus da prendere entro 20 minuti, ma la cosa cosa sembrava non avesse più importanza: la missione era fallita nello stesso momento in cui avevamo acceso il motore della sua Clio blu.

Ma il destino quando decide di giocare le proprie carte per bene non perdona, men ché mai uno stronzetto come me, e le peripezie non erano destinate ed esaurissi così rapidamente. The Driver - GF voleva dimostrarmi un altro po' la sua bravura al volante. Mancavano 10 minuti alla partenza del fatidico autobus ma lei si ostinava col dolcezza innamorata a fermarsi ad ogni semaforo: anzi riusciva a rallentare quando il verde era ancora intenso come manco durante una rivolta iraniana e ad inchiodare al momento dell'arrivo del fedifrago arancione. Del rosso non ne parliamo. Ma ci si passava su, in modo quasi divertito: volevo vedere fino a dove ci avrebbe portato il talento del Driver. E poi era così bella mentre guardava di fronte a sé, come fosse Alain Prost in un duello con nessuno. Come fosse la padrona sarcastica del proprio futuro. Il problema era che mentre la novella pilota di Formula 1 si dilettava con il tempo, il mio scadeva ed ero sempre più destinato a perdere l'autobus.

E così fu. Pazienza, ne avevo uno 40 minuti dopo, occorreva solo trovare lo svincolo giusto. E dopo 5 minuti lo trovammo. Solo che The Driver aveva deciso che non le piaceva come posto dove lasciarmi  -"ti voglio lasciare davanti alla fermata" - "tranquilla, sono solo 50 metri da fare" - "no no, adesso cerchiamo quello giusto, che voglio impararmi la strada". E allora ripartimmo, perché dovevamo trovare il Sacro Graal, ops, l'uscita giusta. Ma Roma è terra d'insidie, imprecisioni ed avvenimenti inaspettati, così una volta immessi di nuovo sulla Tiburtina alla ricerca del cartello beatificatore che ci avrebbe portati alla meta, ci accorgemmo che la salvezza non era poi così vicina. O forse me ne accorsi solo io.
Prendeva sempre più piede la teoria per la quale sarebbe stato meglio trombare nel parcheggio piuttosto che infilarsi per 2 ore sulle consolari romane alla ricerca di qualcosa che non c'era. Ma l'unica cosa che sarebbe destinata a diventare dura quella sera era la testa di The Driver, l'adorabile fanciulla. Così, appurato che il primo svincolo per la Stazione Tiburtina risultava chiuso, il secondo non si trovava, si decise, o meglio: lei lo decise, di inventare il terzo. Sebbene la maggior parte dei guidatori non penserebbero facilmente cheun cartello recante la dicitura "San Giovanni" voglia dire "Svincolo segreto per Roma Tiburtina", lei, che è donna brillante e piena di inventiva, lo credette. E così, in un batter d'occhio ci ritrovammo sul raccordo: davanti a noi ora i cartelli indicavano Firenze, Napoli, New York. la fine era vicina. A nulla serviva perdere la calma: The Driver era mortificata per il suo errore, ma come la fenice rinasce dalle proprie ceneri, lei era convinta che avrebbe improvvisamente trovato la via segreta per la Stazione e mi avrebbe finalmente portato a destinazione.

Non fu così. Ci perdemmo, sprofondando nella periferia romana, annaspando sulla Serenissima e toccando zone ignote del Casilino. E anche quell'autobus partì senza di me. Mossa a pietà dal mio silenzio sempre più inquieto, The Driver decise che per quella sera gli esperimenti ed i progetti erano finiti: prese infatti la grave decisione, che dopotutto lasciami a 50 metri dalla fermata potesse essere un compromesso accettabile, quando l'alternativa era oramai diventata perdere l'ultimo autobus e finire la notte a dormire per terra in stazione, tra barboni suadenti ed il piscio di cane malato.
Arrivammo, anzi tornammo così al luogo che ci aveva già visto 1 ora prima pieni di speranze. The Driver ora sorrideva, ce l'aveva fatta: mi aveva portato alla meta. Ci demmo un bacio, anche abbastanza appassionato (con la lingua, insomma) e mi avviai verso la fermata.

Ora iniziava il viaggio di ritorno.


3 commenti:

  1. Sto morendo.....
    Ma scusa, a quel punto non poteva portarti a casa? Visto che aveva cantano lei la strada? Sono irragionevole a pensarla così?

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  2. Volevo dire 'cannato' la strada, maledetto autocorrect di Lion....

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  3. @asphodelia s'era offerta, devo essere onesto!

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