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mercoledì 14 marzo 2012

The Hunter



Appena uscito di galera, uomo di mezz'età cerca di tornare alla normalità, tra il lavoro notturno in fabbrica e la sua famiglia. Quando la moglie viene uccisa per caso durante gli scontri del 2009, perde la testa.

C'è un po' di tutto nel film di Pitts: omaggi al cinema indipendente americano degli anni '70, rispetto per la tradizione iraniana (scene lente, contemplative, con pochi dialoghi e molta atmosfera), occhiolino verso Rambo e buone intuizioni personali.

Se la prima parte ambientata in una Teheran industriale, fredda, meccanica ed assolata non manca di fascino, la seconda nei boschi è quella più politica e sottile, dove il confine tra il thriller e la denuncia contro il regime si fa più labile. Il paese ha perso non solo credibilità ed onestà, ma persino la bussola: è impossibile non cogliere il peregrinare senza meta nei boschi dei personaggi come una metafora dell'intera nazione. L'Iran va alla deriva, nessuno sa cosa fare e dove andare. Ed allora, le morti del film, perdono la loro apparente casualità (nessuna delle persone uccise è stata uccisa per motivi ben precisi), per diventare invece l'emblema della perdita di certezze dei protagonisti. E della società intera. Rimane la corruzione e l'atroce impersonalità del potere.

Film cupo, oscuro, avvolto tra una metropoli disumana e la nebbia senza fine dei boschi, The Hunter più che un monito pare un epitaffio.


Voto 6.5/10

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