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sabato 3 dicembre 2011

I superpoteri


L'uomo gli era apparso davanti. Un bell'uomo, una specie di Gary Cooper meno affascinante e più consumato dalla vita di periferia. Gli aveva proposto i poteri. Poteva darglieli, bastava lui annuisse.
C'era quello che gli avrebbe permesso di tornare indietro nel tempo. Era allettante, in fondo. Avrebbe potuto usarlo per rifare qualche esame, non conoscere qualche persona, uccidere Pinochet piantandogli un coltello negli occhi o comprare una seconda volta una cassa di CocaCola in offerta. Ma aveva desistito. Se era diventato quel che era ora lo doveva a tutte le cose fatte. Ai suoi fallimenti ed ai suoi successi, grandiosi in egual misura. Lo doveva anche a Pinochet, sì. Non poteva cambiare nulla senza cambiare immancabilmente se stesso. E tutto sommato non voleva cambiarsi: si riteneva così interessante nel suo connubio tra mediocrità e serietà.
Allora l'uomo gli offrì quello di vedere il futuro. Poteva vedere quale sarebbe stato il candidato del PD a perdere la prossime elezioni, quale sarebbe diventato il suo lavoro o con quale avanzo di galera sarebbe uscita sua cugina. Sì, poteva anche sapere in anticipo il risultato della Roma. Ma tutto sommato non sapeva cosa farsene: era ancora preda di entusiasmi proprio a causa delle indecisioni, a causa delle aspettative. A causa della paura. A causa dei dubbi, proprio loro. A causa di quella sensazione che provocava staticità ed elettricità nelle vene, quando aveva lei di fronte e doveva decidersi a darle un bacio, doveva farlo, perché non poteva lasciare che la mancanza di coraggio gli rovinasse la vita, e l'implicazione catartica del gesto era proprio che doveva tentare non essendo sicuro del risultato. Lei infatti si sarebbe spostata e lui sarebbe affondato nel vento. Ma se fosse stato sicuro non avrebbe nemmeno provato. Era stanco delle cose sicure, acquisite prima ancora di provare.
Allora l'uomo gli aveva offerto un'ultima possibilità: fermare il tempo. Cambiare le cose e/o lasciare che un istante piacevole perdurasse per minuti ed ore. Ma aveva rifiutato anche quella. Non voleva aiuti meccanici per rivivere le cose, no. Aveva in sé quella strana convinzione di poter rivivere le cose semplicemente mettendoci impegno e perseveranza sentimentale. Anzi: non voleva rivivere proprio nulla. S'era messo in testa che ogni serata sarebbe stata diversa, seppure con la stessa musica classica alternata a rock in sottofondo. S'era messo in testa che tutto sommato bastava lui, bastavano le sue forze per passarle una mano in mezzo ai capelli, ancora ed ancora, provando ogni volta la stessa felicità in modo diverso. E maggiore.

Sì, s'era messo in testa di contare solo su di sé. E la cosa peggiore era che s'era convinto di farcela.

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