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domenica 9 ottobre 2011

Drive





Meccanico, stuntman a piccole dosi, autista per malavitosi quando serve (come nei primi cinque, formidabili, minuti della piccola), il Ragazzo aka The Kid è un personaggio che non esiste. Non parla, accenna sorrisi, non ha paura, non cambia quasi mai espressione, comunica non verbalmente. Conosce Irina, la fragile vicina di casa che la vita ha invecchiato precocemente, e si trova coinvolto in una rapina assieme all'ex marito. Le cose non andranno come previsto.

C'è qualcosa di monumentale e di classico nella mono-espressività di Ryan Gosling - il ragazzo senza nome protagonista del film di Nicolas Winding Refn - nella sua mimica facciale in bilico tra apparente stupidità e freddezza cinica. Indossa sempre la stessa felpa, con uno scorpione sulla schiena. Che voglia dire che l'apparenza innocua può ingannare ed è sempre pronto ad essere letale? Il ragazzo non viene da nulla: "è arrivato qui 6 mesi fa, non so da dove," dice il suo capo all'officina. Forse da un mondo di miseria, violenza e oblio, se prendiamo in parola le frase che rivolge ad Irina: "tu e Benicio [suo figlio ndr], siete la cosa più bella che mi sia mai capitata". Non va verso nulla, come suggerisce il finale. E non sembra avere alcuna aspirazione fino all'incontro con Irina e Benicio: è grazie a lei che diventerà forse un real hero, sicuramente uno human being, un essere umano.


Frutto della lezione di Melville, Cronenberg e fratelli Coen, Drive è un noir che alla volta omaggio al film europeo di genere degli anni '70 e figlio delle influenze americane degli anni '80. Gli inseguimenti sono una miscela di spettacolo e scrittura, senza mai essere (troppo) fini a sé stessi. La violenza esplode improvvisamente per poi scomparire e rimanere in sottofondo. La sceneggiatura è di quelle che rasentano la perfezione: il film procede lentamente, senza urli, senza subire mai battute d'arresto, come fosse un treno regionale tedesco degli anni '30. L'unione di thriller, azione e dramma è pressoché senza sbavature, e l'innesto sentimentale non conduce il film verso lo squallido melodramma, ma anzi, conferisce maggiore dignità alle scelte dei personaggi. E Gosling pare, per la recitazione, un incrocio tra Eastwood e McQueen. Premio per la Miglior ragia a Cannes, meritato.

Coraggiosa la scelta del finale che risulta a metà tra il dramma e l'happy end.

Voto: 7,5/10


P.S.

Perfetta la canzone A Real Hero dei College.



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