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mercoledì 21 settembre 2011

Non aprire quella foto


Dovevo scrivere una cosa su Füssen, sì, quella città tedesca col Castello di Neuschwanstein.
Insomma, dato che c'ero stato, e che avevo per l'appunto appena scritto due boiate (non andate mai a visitare quel maledetto castello), mi toccava anche scegliere un paio di foto da allegare. Di mie foto.
Le foto, purtroppo, coinvolgono più delle parole. Malgrado sia passato più di un anno dal 1o di Settembre, evito ancora con cura maniacale di vedere vecchie immagini, leggere frasi, post, rispolverare regali. La roba fisica (una macchina da scrivere, due magliette, otto lettere, qualche decina di biglietti aerei/ferroviari, quadernini, un mezzo involucro di un preservativo - sì mezzo -, quattro libri e altre cose simili) sta in una scatola sotto al mio letto. Le foto invece boccheggiano in una cartella sperduta dell'hard disk. Ma oggi dovevo aprire la cartella.

Dovere fare una cosa, non implica l'essere pronti. Così, m'ero ridotto dapprima a coprirmi parte degli occhi con le mani, per non vedere per bene la foto, e poi a coprire parte dello schermo con un foglio. Intanto andavo avanti: dovevo cercare immagini neutre, senza la presenza dell'essere diabolico. E così, un osservatore esterno e neutrale, avrebbe potuto vedere un idiota, disteso sul suo letto, che aveva ricoperto parte del display con un pezzo di rivista e usava una mano per cliccare ed un'altra per coprirsi l'occhio sinistro. L'osservatore imparziale avrebbe forse anche dedotto che le cose non si erano chiuse benissimo tra il coglione sul letto e la ragazza il cui viso risultava perennemente coperto.

Ma tutto s'era risolto nel migliore dei modi: lei se n'era andata, lui aveva taciuto per un soprassalto di dignità, e ora stava sul letto, con feroce paura dei pixel del passato.

Una volta trovato le foto che potevano fare al mio caso, avevo chiuso con sollievo incredibile la cartella. La guerra era finita. No, niente americani a distribuire sigarette, nessun Piano Marshall. S'era solo passati dalla dittatura dei sentimenti a quella dei ricordi sfuggiti.

A ciascuno le proprie miserie.

4 commenti:

  1. ...la feroce paura dei pixel del passato..
    è il problema delle storie finite e degli avanzi 2.0 che restano.
    :)

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  2. @anonimo già, e a volte gli avanzi sono troppi per buttarli nel secchio

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  3. io ogni volta leggo,penso,ma poi boh.
    e quindi niente,mi limito a dirti:ma non potevi cercarla su google quella cazzo di foto?
    (anche se ammetto che immaginare la scena mi ha fatta scompisciare!)

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  4. @michela, si certo potevo (la fotina in alto di questo post è presa da google), ma dato che avevo di mie mi pareva disonesto farlo. Quindi ho cercato nella cartella dell'orrore. E ho fatto male, a giudicare dalla scena.

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