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sabato 28 maggio 2011

Estive em Lisboa e lembrei de você



Sono stato a Lisbona e ho pensato a te. Ero seduto sulla scalinata di Viale Glorioso e pensavo a te. Pensavo anche a me. Indossavo una camicia e un paio di jeans, la barba era sfatta, ma l'aspetto era quello scintillante del grande poeta morente. Sono stato a Lisbona, ma non ricordo più nulla. Le pagine si seguivano e Serginho scriveva della sua vita in Brasile, e rileggevo termini che la memoria aveva lentamente nascosto. Serginho aveva conosciuto una prostituta brasiliana a Lisbona, che aveva approfittato della sua ingenua buona fede, e gli aveva rubato il passaporto. Serginho era stato a Lisbona e aveva mangiato un pastel. Anch'io ne mangiai. Ero stato a Sao Paulo e avevo mangiato coxinhas e bevuto guarana. Ero stato in Brasile e mentre aveva cominciato a diluviare io avevo reagito non reagendo: continuando a camminare, lasciando che le gocce si infrangessero contro il mio sorriso da spettatore ironico. E mentre il sole scioglieva quel che rimaneva del mio cervello, e il cuore cominciava a farmi male, e il ragazzo cinese dietro di me mangiava la sua pasta insana e costosa (c'erano anche i pezzi di vetro di una Peroni che qualcuno aveva spaccato lì, per divertimento), e la ragazza che tutti i giorni si siedeva 20 scalini più in basso ma rifiutava di farmi un sorriso, e gli orari dell'ufficio ed i mezzi pubblici, mentre finivo di leggere, cominciavo a dubitare d'esserci stato a Lisbona. Non ero stato a Lisbona. Non ero stato a Sao Paulo. Parlavo portoghese perché avevo sognato un sogno in cui l'avevo appreso. Allora, avevo chiuso il libro, erano 85 pagine, avevo segnato la data, ed ero andato a bere un caffè. Non ero stato a Lisbona, ma avevo pensato a te.

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