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venerdì 22 aprile 2011

Quando non respirerò più


Quando i miei insulsi occhi avranno smesso di funzionare, ed il cuore di battere, e andrò seppellito, quando sarò morto, senza più nemmeno una goccia di petrolio nelle vene, per favore:

non dite che ero una persona generosa, e non invitate i barboni
non dite che ero simpatico, e tenete lontano gli amici
non dire che ero un grande amante, e nascondete la bara dalle donne che ho avuto
non dire che ero colto, e bruciate i miei libri
non dite che ero sensibile, e buttate le poesie
non dite che ero vivo, e seppellitemi due volte

quando avrò esalato l'ultimo odioso respiro, vi prego:

sotterratemi subito, non permettete che si piangano lacrime finte, non osate fare di me un cittadino integrato, ma da morto, non dite che ho vissuto, ho dato, non dite che ho pianto e che ho riso. Non ricordate a nessuno che ho avuto stati d'animo, e non pensate che ho sognato. Che ho camminato, per Roma, Graz e Berlino. Non lo fate. Scavate, subito, più che potete, e gettate quell'insulso cadavere nella fossa. Ve lo chiedo ora, in ginocchio.

Quando sarò morto, non osate ricordare a nessuno che sangue scorreva nelle mie arterie, fino a pochi decenni prima. Quando sarò morto, fate un passo in avanti e guardate di fronte a voi. Non mettete Schubert, non suonate Mozart. Lasciate che il suono degli eterni lavori pubblici copra qualsiasi lamento ipocrita.

Quando sarò morto, fate lo stesso che avete fatto quando avevo provato ad essere vivo: sorridetemi e dimenticatemi.

Questa è una preghiera.

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