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domenica 20 marzo 2011

Una lettera che viaggiò per 10 anni

Non so se ho la dote del permettere alle persone di tirare fuori il peggio di loro, con me.
Non lo so. Comincio a crederlo, però.
Probabilmente anch'io sono pesante da accettare. Sono mediocre e tediante. Sono noioso, pungente e non di buona compagnia. Ho un carattere meschino. Non lo so. Sono egoista, non nel senso stratto del termine, ma in quello più profondo, nascosto. E pericoloso. Sono un talentuoso buono a nulla, davvero. E' persino appagante esserlo. Avere un po' di talento per quaqsi tutto, ma non essere in grado di far nulla.

Ma a volte mi chiedo perché. Perché succedono le cose intorno a me. O perché non riesco ad interpretare con leggerezza un po' scema e un po' enfatica tutto quel che si muove vicino a me. Perché non riesco.

***


Perché una persona che conosco da 10 anni, mi dica che nn ha più intenzione di rivolgermi la parola, solamente perché avendo ricevuto una sua lettera, dopo 8 anni,  non ho voluto leggerla pieno di birra alle 22.40, ma ho deciso di non aprirla nemmeno, riservandomi il piacere di farlo per il giorno successivo. Davvero. Non è nemmeno una reazione spropositata, è senza senso. Almeno ai miei occhi.
E non posso nemmeno fare il commentino acido: "si vede che non aspettava che una scusa per troncare il rapporto", perché non è vero. E sarebbe terribilmente ingiusto nei suoi confronti, che più d'una volta m'ha buttato un salvagente, mentre annaspavo tra i vortici dell'oblio. E allora?

E'  una persona che ha convidiso da protagonista un pezzo della mia vita, anni di formazione, anni di cambiamento, anni di amore, di odio, di ripicche, di entusiasmi.  E' una persona che ha poi condiviso, da spettatrice atuorizzata, ciò che mi succedeva. Le donne nuove ed i dolori. Il lavoro e l'università. Le cadute ed i tentativi di risalita. I successi ed i momenti di felicità allo stato puro e senza senso.
Allora perché devo privarmi delle sue parole, dei suoi messaggi, della sua voce? Perché ho deciso di allungare il piacere dell'attesa di leggere le sue parole? Perché sono io, e quindi non vado (mai) bene? Perché porto di me un qualche germe che conduce, immancabilmente al distacco?



***

E quindi, non capisco. Mi sveglio una domenica mattina, nel mio letto, bevo un caffè, e mi chiedo perché tutto attorno a me sia così strano. Persino le poche persone a me familiari.

E, non leggo la lettera.

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