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venerdì 14 gennaio 2011

Lueve con sola




S'era sotto la pioggia, avevamo camminato correndo oltrepassando il ponte che portava alla.. non mi ricordo il nome della via, ma portava alla stazione, e avevamo corso, a e poi eravamo finiti sotto la tettoia di un'edicola e ci eravamo dati un bacio, ed eravamo due adolescenti, davvero. Lei mi aveva detto di ascoltare la versione di Joe Cocker di With a little help of my friends e io, io, io non lo so ero confuso per la troppa felicità, non riuscivo a gestire tanta gioia improvvisa, non riuscivo a controllarmi, ero in grado di scoppiare a piangere per la contentezza.  Non che fossi diventato isterico, è solo che era troppa gioa, troppe cose felici insieme, troppa perfezione, troppa grazia. Il vagabondo sempre in cerca di vita che trova quel che cerca? Godot ha un senso proprio perché sfugge sempre, è assurdo trovarlo a 25 anni, no?
Finalmente, mi dicevo. Finalmente. Non luridi soldi, misera approvazione sociale o stima. No, ricevo la possibilità di frequentare la persona perfetta per me, che mi completa e anzi, ben più importante, mi spinge a migliorami.

***

Al pub una sera, siamo andati a bere una birra. Prima di tutto. Prima che decidessimo di fare coppia, prima dei viaggi, di tutto. Parlavamo. Dio mio, parlavamo per ore, di miliardi di cose. E allora, in uno strano atto di coraggio le avevo preso la mano. Sì, la mano. Gliela avevo presa con dolcezza imbarazzata, e le avevo rivolto uno sguardo, innamorato. E lei aveva ricambiato lo sguardo. E non c'era niente da dire, era come la vignetta di Macanudo.  Prendiamoci le mani e tutto andrà bene, non serve altro. Basta frustrazioni e litigi politici, sociali, culturali, basta paure, ansie, timori, dolori. C'era lei e quindi tutto sarebbe andato bene per sempre. E mi aveva dato un foglio, scritto a penna rossa, con tutte le cose che una persona dovrebbe e doveva fare per lei, e io avevo fatto tutto nel corso dei mesi.

E poi, invece, non avevo fatto niente. E l'unica mano che ora accarezzavo era quella del fantasma che mi dormiva accanto.

***

Poi una vita dopo, una sera parlavo con una tipa al pub. Non credeva che nn mi andasse più di uscire con donne. Davvero. Mi faceva sorrisi come se mi dicesse: "bella 'sta tattica per rimorchiare eh?". Non credeva che una persona potesse essere felice solo perché stava insieme ad un'altra. Solo perché esisteva un'altra persona. "Le persone devono essere felici a prescindere del partner", diceva con risolutezza.
Spiacente, io non lo sono. Io son stato felice una volta in vita mia, e solo perché c'era A.

"Stai bene col tuo corpo?"
"Benissimo, ti dirò che mi sento persino figo."
"Ti stimi?"
"Nel complesso mi ritengo una persona ok."
"E allora dovresti essere felice, no?"
"No"


Non riesco a capire, davvero, non ci riesco. Parlano tutti di partner intercambiabili. "Io son stato X anni con una/o e poi ne ho trovato uno meglio." Ma cos'è un sistema operativo? Un cellulare, che qnd esce il modello nuovo, butti quello vecchio e vai all'unieuro a comprarlo? Ma perché, cristo, è così dura capire che non si piò, non si può, in vita, voler stare, provare affetto, adorare due persone allo stesso modo? Che uno è il posto, e andato quello, amen, fine, kaputt.
Che una persona nella vita può amare una sola cazzo di persona, ed il resto saranno solo imitazioni.Magari anche buone.

Non ci riesco.

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