"Le fantasie non devono essere mai realistiche, poiché nel momento in cui otteniamo quello che cerchiamo, non lo vogliamo. Per poter continuare ad esistere, il desiderio, deve avere i suoi oggetti eternamente assenti. Il desiderio alimenta solo fantasie utopistiche."
"Noi siamo veramente felici solo quando sogniamo ad occhi aperti la futura felicità."
Eppure io mi sentivo felice, non solo nella prospettiva futura (che certo, mi provocava veri e propri orgasmi cerebrali), ma anche quando le parlavo nel letto, accanto alla sua pelle nuda. Ma io son fatto male.
Brillante professore universitario, attivista contro la pena di morte, è accusato di aver stuprato ed ucciso la sua collega ed amica di una vita. A pochi giorni dall'esecuzione, si rivolge ad una giornalista per raccontare la sua storia a cuore aperto. O no?
Alan Parker confeziona una film che vorrebbe essere un atto d'accusa contro la pena di morte. Un film etico, indipendente, alla Hollywood anni '70. Il problema è che il ricorso ai colpi di scena (piuttosto telefonati, a dire il vero), nonché un certo sensazionalismo, svuotano il film dalla sua carica "civile". Inoltre, gravissimo limite, il film difende la tesi che si debba essere contro la pena di morte perché potrebbe capitare che un innocente venga condannato.
Niente di più errato: la civiltà vuole che si abbia un sussulto etico contro la pena capitale proprio quando ad essere condannato sia il colpevole, sia il violentatore, sia l'assassino. Troppo facile essere contro l'assassinio di un innocente, no? Alla fine, si ha giusto l'idea che gli attivisti contro la pena di morte siano degli idealisti un po' svitati.
E se in realtà fosse un film a favore delle esecuzioni?
Attori bravi, diretti male. E poi, quando vedo Spacey io penso sempre e solo a Kaiser Souzai.
Ps
Il 73% dei Serial killer vota repubblicano? Pensavo di più. Chissà come votano in Italia.
Voto 5.5/10
Voto 5.5/10
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