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giovedì 6 gennaio 2011

Hereafter



Una turista francese ha visto in faccia la morte durante lo tsunami. Un bambino inglese ha perso tragicamente il proprio fratello e vorrebbe poter mettersi in contatto con lui. Un sensitivo americano vuole mettersi alle spalle il proprio, doloroso, dono.


Clint Eastwood, torna con un nuovo film dopo Invictus. Il regista americano affronta il tema della morte: cosa c'è dopo lo vita e cosa sia possibile "vedere". E provare. Lo fa con la solita sensibilità e rifiuto della retorica religiosa (esemplare la scena del funerale). Purtroppo l'argomento trattato è troppo delicato, e troppo "irrapresentabile". Così, malgrado la pellicola sia ben girata, gli attori ben diretti, ed il film complessivamente ben scritto, si ha l'idea che manchi qualcosa, che gli ingredienti siano buoni, ma il risultato finale non sia del tutto soddisfacente.
E' apprezzabile il suo sforzo nel rifiutare i canoni del genere "film con i morti", nonché la mancanza di qualsiasi cedimento al cattivo gusto, ma purtroppo, il film non c'è, malgrado alcune scene memorabili (una su tutte per intensità drammatica: quando viene richiesto un secondo letto nella nuova casa del bambino inglese, ovvero come commuovere lo spettatore senza violenza retorica). 
Finale girato per il pubblico, e quindi scandente: peccato.

Voto: 6.5 / 10

4 commenti:

  1. L'idea che manchi qualcosa, quel senso di incompiutezza che tu dici e che in parte sicuramente c'e' secondo me e' dovuto al tema. Affrontare il dopo vita, volendosi mantenere su un piano comunque realistico e non fantascientifico, porta con se' la conseguenza ovvia che non si potrà in nessun modo arrivare a concludere qualcosa di definito e concretamente individuabile. Il grande pregio del film sta proprio qua, ci pone davanti al tema più grande ricordandoci che, se da una parte non si può arrivare ad una conclusione certa, dall'altra non ha neanche senso fare finta di niente.
    Concordo pero' sulla scena finale che sembra solo un contentino per il pubblico più romantico e che vuole comunque la storia d'amore a tutti i costi.

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  2. @laura: io ho apprezzato la "discrezione" di Eastwood nell'afforntare la morte. Senza urlare, senza retorica, senza paternalismi. E la sua scelta di rifiutare il fantascientifico. Purtroppo, come hai anche scritto te, tutto ciò porta inevitabilmente non solo ad una mancanza di conclusioni (il ché, in un certo senso sarebbe persino una conclusione accettabile: il rifiuto delle schematicità e dei manicheismi), ma anche, secondo me, ad una certa sensazione di incompiutezza. Ho l'idea che il film gli sia un po' sfuggito di mano. Cmq: ai critici è piaciuto moltissimo e nn ho letto una sola recensione, non dico negativa, ma dubbiosa come la mia.

    Finale, ovvero come l'avrei girato io: M.Damon vede dalla finestra dell'hotel che il bambino è ancora lì ad aspettare. Allora scende, guarda ancora il ragazzino e gli dice "dai, sali". Titoli di coda.

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  3. Il risultato non t'è parso soddisfacente? A me sì. Inquietante me lo aspettavo e inquietante è. Il bambino che fa delle ricerche online sull'aldilà è stupefacente.

    L'unica "pecca" che riscontro è la debolezza oggettiva del legame che s'è venuto a creare tra il sensitivo e la scrittrice nel finale (anzi tutta la vicenda della scrittrice è un po' debole), frutto di una coincidenza troppo irrealistica e troppo lasciata lì inspiegata. Sembrava che ci fosse fretta di concludere il film. A parte questo 9/10.

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  4. @specchionero no, non m'ha soddisfatto. lo ritengo un tentativo onesto, riuscito discretamente. La vicenda dei bambini è la migliore (e quella più toccante) ma le storie si legano male tra di loro, e la cifra complessiva del film, secondo me, non è il max.

    ps:

    se dai 9 a questo, quanto dai a Lettere da Iwo Jima, 14?

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