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mercoledì 26 gennaio 2011

Esistere al di fuori di me



Succede che volevo scrivere una frase sul mio vecchio twitter, quello che usavo nella mia vita precedente. Quello nato in Austria e vissuto in Brasile e Germania. Quello che era direttamente connesso con lei. Volevo postare una frase banale che avevo letto in portoghese, tipo: "quando ti lasciai entrare nel mio cuore, non trovasti un cartello con su scritto 'fai i tuoi comodi'."  Era abbastanza calzante.
Allora avevo aperto il vecchio twitter e avevo inserito la frase. Solo che, l'infame destino, la natura matrigna, la vita di merda, fate un po' voi, avevo deciso che in proprio in quel momento anche lei stesse postando qualcosa. Quindi era ancora viva, quindi esisteva. Non avevo, ovviamente letto nulla, ma avevo avuto la prova che scorreva ancora sangue nelle sue vene. L'avevo immediatamente eliminata dale persone che seguivo, ma oramai il danno (irreparabile) era stato compiuto.

E, allora, era nato in me il sentimento vergognoso della rabbia. Ero incazzato perché era ancora viva. Non le auguravo di morire, cazzo no, ma saperla in vita mi feriva. Pensare che stesse ancora respirando, senza di me, era un dolore infame, che si accumulava agli altri patiti nel corso dei mesi. Come osava, avere una sua esistenza indipendente dalla mia? Come poteva camminare senza di me, dormire senza il mio corpo accanto, parlare senza riferirsi costantemente a me? Come poteva solo riuscire a considerare la sue stessa vita, distaccata dalla mia?

E m'ero vergognato. Avevo provato ribrezzo per me stesso. Essere tristi e nervosi, ed incazzati per il fatto la persona che era (è?) stata la più importante della mia vita, fosse ancora viva. Non era forse un sentimento infame? Non era questa la prova di un egoismo abietto, schifoso? La prova di una mediocrità che si faceva egoismo? Egoismo egocentrico della peggior specie.

Scoprire che la vita della persona che am(av)i, la sua esistenza era oggi fonte di dolore. Scoprire che quel corpo, e sopratutto quella testa (il più grande organo erogeno, no?) che avevi venerato, amato, riverito fino allo stremo delle forze, era solo qualcosa da odiare. Da guardare con astio.

Una notte intera passata con dolori di cuore.
Bene, 5 mesi di lontananza, e non era cambiato il cazzo. Evidentemente lei non aveva la mia stessa malattia: il cuore le funzionava come doveva. In modo cinico ed autoreferenziale. In modo indipendente. Beata lei.

Questa era la morale. Questa era la mia vita.

E' il 26 di gennaio. E tutto va male.

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