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mercoledì 5 gennaio 2011

Dieci Inverni


Ricordo che un paio d'anni fa, quando vivevo a Graz, una sera cenai da un amico thailandese, assieme a lei.
Era prima ci mettessimo insieme, e quindi, prima che mi lasciasse. Insomma, alla fine della cena discutevamo su cosa vedere e lei disse: "please i don't wanna see any love movie".
Sul momento trovai la cosa ridicola. Lei si stava lasciando con V. il suo ragazzo di allora (ho già scritto che voglio chiamare mio figlio Vinicio?), e quindi non sopportava la vista di film d'amore.
In seguito ho purtroppo capito che le sofferenze d'amore mal si conciliano con i film sentimentali. E perciò non ne vedo uno da mesi.

Metti che però, la tua ex ex ragazza di una vita fa (Elisa), che vive in Veneto, ti consigli un film d'amore, girato nelle sue terre. Metti anche che prima o poi dovrai tornare a respirare amore intorno a te, anche se ora il solo profumo è peggio del gas nervino. Ed infine metti che sei a casa e vuoi provare a vedere qualcosa di ben girato. Allora accendi il pc e ti vedi Dieci Inverni.

Nel 1999 Camilla lascia il paesino natio per andare a studiare a Venezia. Sul traghetto che la porta in laguna incontra Silvestro, studente (ancora non sa in cosa) anche lui. Le loro strade sono destinate ad incrociarsi nuovamente nel corso degli anni.

Di cosa parliamo quando parliamo d'amore, (What We Talk About When We Talk About Love), è una vecchia raccolta di saggi, poesie e racconti di Raymond Carver. Avrebbe potuto essere un titolo alternativo per il bel film d'esordio di Valerio Mieli. C'è una sensibilità nel trattare i sentimenti, una leggerezza, un affettuoso distacco, che raramente si vede nel cinema italiano contemporaneo. Nessuna scena è di troppo, e la confezione minimalista impreziosice la pellicola.
Interpreti bravi e credibili.  Dialoghi semplici, eppure ben scritti, elementari, ma non per questo facili. Il tutto sullo sfondo di un Veneto (ed una Mosca) malinconico, in tono minore, dalle parole sussurrate, lontano dalla gazzarra leghista e l'inciviltà contemporanea.
Un film raffinato che rifiuta ogni forma di snobismo. Ed un film sulle problematiche dell'amore, sui silenzi, sulle parole non dette, sui momenti buttati, sulle incomprensioni umane, sulla vita che non è stata vissuta.
E sull'eterno ritorno delle cose, attraverso il finale che rimanda ad alla scena iniziale. Forse s'è perso tempo, ma ce n'è ancora. Per (ri)cominciare.

Voto 7/10

7 commenti:

  1. Devo obbligatoriamente ringraziarti per aver commentato questo film. La storia mi è piaciuta e mi ha reso nervosa (non poco)... Cosa ci vuole a dire veramente quello che si sente per l'altro? La paura di essere rifiutati può davvero essere così forte?
    Lei sembra non essere quasi mai giovane, lui perennemente immaturo (solito problema delle coppie).
    Isabella Ragonese fantastica come sempre.
    Fantastica la canzone di Vinicio Capossela.
    I film a lieto fine mi piacciono sempre "assai"! Se non c'è nella realtà almeno lo vedo nei film.

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  2. @marta La paura di essere rifiutati c'è sempre. In generale, senza collegamenti con il film, credo che se però ti senti davvero innamorato di qualcuno/a, ti dichiari. Perché non sopporti l'idea la tua insicurezza possa portarti via una persona. Quindi violenti la tua timidezza. Io almeno io così farei. Uno il condizionale perché non son particolarmente timido, e quando mi son innamorato della mia ex tipa mi son buttato. Perché mi bastava mi lanciasse uno sguardo per avere le palpiatazioni, davvero. E m'è andata bene. Anzi: m'è andata male.

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  3. Ah davvero sono un'esperta di questo genere di paura... Anche se soffro di più la paura di essere abbandonata. Ma nonostante la paura di essere rifiutata e anche se non sono esattamente un tipo estroverso, ho deciso molto tempo fa di non lasciarmi sfuggire nessuna occasione, anche a costo di scoprire che erano solo mie fantasie e dover affrontare un fallimento.
    Come occhio esterno (che non conosce praticamente niente della tua storia, se non l'appellativo dell'ex, "la stronza" e i momenti descritti da te) credo, invece, che tu sia un vincitore: hai amato, sei stato ricambiato (non quanto avresti voluto ma comunque lo sei stato) e adesso hai dei ricordi che ti permettono di sapere che almeno per un periodo sei stato vivo e non tutti possono vantarsene.

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  4. @marta no, non è così.
    certo mi piacerebbe credere di: "esserne uscito vincitore" in un sorta di autoconsolazione. ma non sarebbe vero. io sn stato con lei 16 mesi, è stata la 1a ed unica persona per la quale abbia fatto di tutto. la prima persona alla quale abbia praticamente prospettato l'idea di sposarci. la prima che in fondo, che abbia amato. in un modo insano, folle. ossessivo (nella accezione positiva del termine, sia chiaro). rifiutando con sdegno ironico ogni tipa mi si facesse avanti mentre stavo con lei. la prima che qnd mi ha detto di aver un ritardo, mi abbia fatto provare giorni di gioia e non di terrore.

    e lei se n'è andata, lasciandomi a piangere per strada come l'ultimo degli stronzi.

    e dopo 4 mesi sto ancora qui, incapace solo di voler uscire con altre tipe. quindi, no, non ne ne sono uscito vincitore. ho un'altra idea di vittoria.

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  5. Non ho dubbi che tu non ti veda come un vincitore, mi stupirei del contrario. Io per vedermi semplicemente come "sopportatrice di dolore" ho impiegato 24 mesi ( 9 dei quali in analisi) e certo non mi sento in cima al podio, ma non sono dispiaciuta di aver provato emozioni tanto forti, semmai lo sono per non riuscire più a provarle per nessuno.

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  6. @marta purtroppo ho il terrore sia questo che mi aspetta. non provare mai più niente di forte per nessuno. e la cosa non mi piace. per niente.

    in vita mai non mi son mai pentito di niente. ma, sinceramente, credo che forse, se potessi tornare indietro, sceglierei di non averle mai chiesto di uscire, anzi: di non averla mai conosciuta. m'ha rovinato la vita.

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  7. Se non abbiamo il coraggio di farla finita tutto ciò che ci resta è il futuro... Forse ci saremo sbagliati forse no. Saperlo prima a che serve?!?

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