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sabato 8 gennaio 2011

Coldplay - The Scientist



Aprire Facebook. Vedere che qualcuno ha pubblicato una canzone. Cliccare su play. Sentire le note che partono. Immediatamente sanguinare. Percepire le lacrime che stanno nascendo. Essere consci di una fragilità impossibile da nascondere, in questo preciso momento. Mettere stop, immediatamente. Troppo tardi, come sempre. Essere sempre fuori tempo.
Ricordare. Vuoi cancellare, davvero, lo desideri, ma la mente non è un cazzo di Mac che formatti come ti pare. Sentire la sua voce, allora amabile, ora demoniaca che ti consiglia di ascoltare i Coldplay. Ti dice che quando sente "Politik" pensa a te. E ti dice di provare ad ascoltare "The Scientist". La sentite in Austria. A Budapest. La sentite in Brasile. La sentite finché siete una coppia viva, cioè tanto tempo fa. E avevi dimenticato che esistessero i Coldplay. Ma non c'è niente che puoi dimenticare: servono mesi per lasciare che si posi una leggera patina di polvere sui tuoi ricordi, ed un ridicola folata di vento per spazzare via tutto in tre secondi. Spazzare via tutto, tranne te stesso.




Come up to meet you,
tell you I'm sorry,
you don't know how lovely you are.

I had to find you,
tell you I need you,
tell you I set you apart. 

Tell me your secrets
and ask me your questions,
oh lets go back to the start.

Running in circles,
comin' in tails,

heads on a science apart. 

Nobody said it was easy,
it's such a shame for us to part.
Nobody said it was easy,
no one ever said it would be this hard. 

Oh take me back to the start.

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