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domenica 2 gennaio 2011

The Box



Mi capitava proprio qualche settimana fa, mentre ancora vivevo in Germania, e pensavo a come raggranellare i soldi per trasferirmi in Brasile con A., di domandarmi: "e se Dio mi facesse una proposta? 1 Milione di euro per essere il responsabile morale della morte di una persona sconosciuta. Accetterei?". Non vi annoierò con la risposta che diedi a me stesso - e ci pensai una notte intera -.

Poi, ieri sera abbiam deciso di vedere The Box.
Una coppia middle-class americana riceve la visita di uno strano signore, che offre loro 1 milione di dollari (nel 1976!) per premere un pulsante, scelta che comporterà la morte di uno sconosciuto. Cosa decideranno? E cosa accadrà?

Terzo film film di Kelly, dopo i fasti di Donnie Darko e lo sconosciuto Southland Tales.
Le premesse sono ottime: come reagisce l'essere umano di fronte ai grandi dubbi etico-morali della vita? Una coppia che non necessita di denaro in modo disperato, è pronta ad uccidere pur di migliorare le proprio condizioni economiche? Qual'è il confine tra ciò che è giusto per il singolo e ciò che è giusto per la comunità? E' un caso il "test" si svolga in America, nella patria del capitalismo?
La prima ora gira bene, senza quasi passi falsi. Poi, purtroppo, l'innesto di parti di fantascienza (ciò che non spieghiamo con la scienza lo consideriamo magia?), e metafisica tendono a svilire il film  più che renderlo avvincente. E, alla fine, si perde un po' il senso globale dell'opera. Viene posta cioè, in secondo piano, la scelta morale che compiono i protagonisti. Peccato

Ps:
C'è una punta di misoginia nel film?


Voto: 6/10

4 commenti:

  1. l'idea è assolutamente geniale. La possibilità di una vita più che agiata e di ottenerla "solo" con la morte di una persona sconosciuta. Vale più un milione di dollari per me o una vita, o meglio il concetto di vita perchè essendo di uno sconosciuto è una cosa astratta e comprensibile solo come concetto, ed è il concetto più forte che esista. Da questa idea geniale però si poteva fare molto meglio, approfondendo il tema della scelta (sartre viene citato ma solo a margine) in sostanza sono quindi d'accordo: meno fantascienza e più logorio esistenziale e gli effetti che la scelta genera ma analizzati nell'individuo essere umano che la compie.

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  2. conclusioni identiche, quindi niente contro-commento!
    cara @laura, dato che anche te hai visto il film, hai fatto caso che le tre persone che premono il pulsante siano tutte donne?

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  3. si è vero, una punta di misoginia c'è come se le donne fossero più propense ad agire di impulso senza soffermarsi a riflettere troppo sulle conseguenze (cosa per altro non vera). un'altra lettura potrebbe però essere che sia le donne che gli uomini coinvolti nella scelta vogliano premere il pulsante ma le donne siano le uniche che si assumono la responsabilità della scelta..

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  4. vero. io inizialmente l'ho visto come una frecciata misogina contro un certo arrivismo femminile, alla "serve per la famiglia, per nostro figlio: facciamolo. è solo uno sconosciuto, dopo tutto."
    Anche se poi, essendo notorio che gli uomini tendano ad essere meno coraggiosi e capaci di prendere decisioni rispetto alle donne, potrebbe essere anche un omaggio nei confronti del senso di responsabilità femminile.
    Vabè: Kelly non è mai troppo schematico, quindi potrebbe essere un misto delle varie visioni.

    Avevo solo trovato curioso che 3 su 3 fossero donne.

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