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sabato 8 gennaio 2011

Black Swan



Quando ancora stavo in Brasile, a Sao Jose dos Campos, una sera vedemmo un film che lei amava particolarmente: Requiem from a dream, di Darren Aronofsky.
Era una film che disturbava, creava disagio e malessere. Se però visto, come feci io, in un totale stato di grazia, fisico, mentale, amoroso, risultava se non apprezzabile, quanto meno interessante.
M'è sembrato quindi opportuno vedere il nuovo film del regista, autore anche del buon The Wrestler e Pi Greco, il teorema del delirio.
Del resto, una cosa che non ho avuto il tempo di fare, è stata portarla ad un balletto a Monaco. O meglio: una cosa che lei non mi ha lasciato il tempo di fare.

Nina è una donna, che vive ancora in uno stato preadolescenziale. Tutta la sua vita e le sue energie vengono spremute per il balletto. Quando le viene offerta la parte principale ne "Il lago dei cigni", dovrà confrontarsi, finalmente, con una madre oppressiva, e, sopratutto, sé stessa.

Aronofsky riprende alcuna delle tematiche già trattate nei precedenti film. Dove esiste l'uomo, e sopratutto, cosa lo definisce? Sembra che Nina sia destinata ad essere compiutamente se stessa solo sul palcoscenico, e solo dopo essersi trasformata interiormente. Deve infatti interpretare sia il casto, puro e vergine cigno bianco, che il sensuale, tentatore e peccatore cigno nero. Inutile sperare in una impossibile sintesi. La lotta contro la parte più nascosta di noi stessi, non può sfociare in nessun lieto fine, e la conclusione non è tanto il fallimento di un percorso, quanto la sua totale inattuabilità pacifica. Nina non vuole più essere il cigno bianco, ma è incapace di diventare quello nero senza votarsi in toto alla sua parte oscura.

La Portman recita bene, ma il vizio di Aronofsky di unire troppe tematiche insieme (il thriller, l'horror, la rivolta giovanile, l'erotismo, il dramma), tende a rendere il film, oltre che lentissimo, anche non particolarmente godibile.
Il seguito in chiave femminile ed artistica di The Wrestler, non mi pare particolarmente riuscito. Peccato: il regista ha talento, ma è forse un po' troppo innamorato delle proprie qualità.

Ps:
Cassel fuori luogo: quando fa il bulletto di periferia è perfetto, ma vederlo da coreografo, è sfiorare il ridicolo.

Voto 5/10

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