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mercoledì 19 gennaio 2011

Appunti

Quello aveva detto, alla fine: "fate marketing su voi stessi". E poi: "valorizzate il vostro brand".
Io avevo abbassato lo sguardo sul mio block-notes.

Bene, essere ipocriti ed annuire a tutto. Sei in un corso di marketing, ti aspetti non ti vengano a parlare di Salavdor Allende o del fatto ci siano 2 miliardi di persone che crepano di fame, per carità. Accetti tutto. Ma fare marketing su me stesso, no. Posso dare capocciate al muro, posso darmi del mediocre e del fallito, posso fare il figo di mondo che non è più interessato alle donne, sì. Ma non valorizzerò il mio brand. Non annuirò, spiacente. Non fa parte della mia linea di partito. Del resto, io sono stato espulso dal partito di me stesso.

Insomma, avevo abbassato lo sguardo. E ghignato, in modo  velenoso e malinconico.

***

Oggi una tipa m'ha detto seria, sorridente e senza alcun tono polemico: "io ancora non ti ho inquadrato. non so se sei ironico, serio, se ci prendi per il culo."
"Tranquilla cara", le ho risposto, "sono ininquadrabile". Grazie al cielo.
E' una vita che scappo per non farmi riporre nei vostri cataloghi del cazzo. Per non farmi ghettizzare in una qualche categoria della minchia. E lo faccio in silenzio: senza tingermi di viola i capelli, senza andare vestito come un pezzente, senza urlare e senza fare l'asociale. Senza farmi la canne, ma nemmeno dicendo che non me lo faccio. Io non ho bisogno di dire, di fare, di dimostrare, di interpretare.

Poi m'hanno mandato a fare un'indagine di mercato per strada. Dovevo fermare donne dai 24 ai 36 anni. Una tipa del master mi fa: "vabè, te non avrai problemi,no?". Ammiccando un po'. Aveva colto, del mio personaggio, il lato del grande seduttore. Non ancora quello dell'uomo che non era più interessato alle donne.

Bene bene


***

Leggevo la Repubblica. Un tipo mi si era avvicinato.

"Eh adesso tutti a criticare Berlusconi, ma chi non se la sarebbe fatta, a Ruby?"
"Io"
"Se e vabè!"
"Sai com'è, ancora non son caduto così in basso da dover pagare un altro essere umano per permettermi di penetrarlo."
"Eh vabè, chi dice niente su quello, però se te la pagava qualcun'altro..."


Non avevo risposto. Davvero. Era tutto troppo grottesco. Non potevo credere che il problema non fosse lo squallore del dover pagare una ragazzina per scopare, ma solo chi regolasse la fattura. Ma dove cazzo viviamo?

***


                                                                   

Poi stamattina, Elisa m'aveva mandato un sms. Una sua ex compagna di liceo, viveva ora ad Ubatuba, in Brasile.
Ubatuba era il mio luogo della felicità. Era dove avevo passato, nel Dicembre del 2009, tre settimane assurde per livello di passione, amore, intesa, oniricità e comicità, sentimento, trasporto, vita di coppia.
Era dove lei m'aveva detto piangendo: "what i'll do now without you? don't leave me, stay ever in my side".

Ubatuba ero io pieno di vernice, eravamo noi che camminavamo nella notte, erano le prove generali di una futura intera esistenza da passare assieme. Era lei che mi aspettava all'aeroporto, e che vedendomi arrivare, stravolto dal viaggio di 18 ore, mi sorrideva e mi baciava e io volevo solo stringerla, toccarla, accarezzarle il viso, spogliarla, dille quanto fossi innamorato di lei.
Era un film, davvero.

Era fondamentalmente dove m'era parso chiaro che avrei passato tutta la mia vita accanto ad A.
Dove avevo avuto la CERTEZZA che avremmo avuto bambini, saremmo vissuti accanto, non importava dove e come, che avrei sempre avuto accanto a me, un essere umano che non solo amavo, ma che mi avrebbe protetto da tutti i fantasmi accumulati in 25 anni di oblio.

E ora, io me ne stavo da solo a Roma, e l'amica della mia ex ragazza di quando avevo 19 anni, viveva lì.
Va a capire, che cazzo di senso avesse tutto ciò.

***

No, non farò marketing su me stesso.
No, non credo cara collega che mi dicifrerai.
No, non sono felice e non vivo ad Ubatuba.

1 commento:

  1. Tu adesso penserai "questa è scema", ma un giorno il dolore diventerà solo qualcosa che dici. Smetterai prima di provarlo che di parlarne. Funziona così per tutti, nonostante tutti si ostinino a pensare di essere diversi e che nessuno li capisca.
    Un abbraccio, Gloria

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