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domenica 26 dicembre 2010

Away we go



Non voglio fare il critico di cinema. Non voglio questo blog sia solo uno dei tanti che parlano (bene) di cinema. C'è un bel libro di Morando Morandini: Non sono che un critico. Ecco, io nemmeno quello. I film sono arte (e, "atti d'amore" diceva Truffaut), che io ho sempre cercato di collegare in modo insistente alla vita. In un certo senso, li ho ancorati alle mie esperienze. Ai miei desideri. A ciò sono, e ciò che vorrei essere. Sono la mia salvezza, quasi più della letteratura. Una volta dissi ad A.: "our house will be full of movies and books". E lei mi rispose: "no, it would be so sad". Io chiusi con "but, i'm a sad person". In realtà era una bugia: son stato al suo fianco la persona più felice del mondo. Davvero: non è una espressione folkloristica: lo ero. Era lei, che, evidentemente, non lo era accanto a me. E me l'ha fatto sapere fuori tempo massimo.

Vabè, si diceva? Ah sì, i film. Se nella mia vita hanno una importanza così marchiana, è evidente che allora, il giorno del mio compleanno io mi sia rifugiato in un cinema. Posso respirare solo lì, oramai. E ho visto American Life, titolo italianizzato (?) di Away we go.

***

Cosa cerca una coppia di (quasi) marginali americani, una volta scoperto di aspettare un bambino? Un posto dove crescerlo. E allora, si imbarcano in un viaggio on the road, alla ricerca del posto migliore dove vivere. Si vaga per l'America (ed il Canada), in una America post-obamiana, in cui ci si imbatte nella eterogeneità della società. C'è di tutto: hippies schizzati post-moderni, cinici apocalittici, mamme che umiliano senza motivo i propri figli, persone che han rinunciato a qualsiasi aspettativa, coppie che sembrano felici pur portandosi dietro un enorme fardello di miseria e dolore. Persone felici ed altre no. Ed è inevitabile, che, alla fine, vi sia una sorta di ritorno alle origini. Ed il rifugiarsi nel passato, certi che da lì, possa nascere un futuro migliore.

E' un film tutto sommato ottimista, lontano da Revolutionary Road  e Road to Perdition (che tuttavia mantevena una certa speranza impercettibile nel fututo).
Se l'aborto in Revolutationary Road era la consapevolezza del fallimento di un certo tipo di modello capitalista, consumista e maccartista, qui invece la nascita del figlio è invece la speranza di una società migliore. Per gli esseri umani.
I protagonisti del film, vivono la propria diversità senza esibizionismo, senza dissennata ricerca dell'apparire. Sono diversi, punto. Sono una coppia (nel senso più bello e profondo del termine), e si fanno forza insieme, nel cercare un rifugio, che però non sia alienazione dalla società. E' una ricerca della felicità senza clamori, senza fughe in avanti, una ricerca quasi minimalista.

Ed è un gran bel film. Con una azzeccatissima colonna sonora. 7.5 / 10


1 commento:

  1. Bella e sentita recensione. Vado a vederlo sicuramente (anche a pagamento!)

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